CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Rivive l’archivio della Guastalla . La storia d’Italia in 90 faldoni

Riordinati e digitalizzati i duecento registri e i documenti d’epoca che occupano 70 metri di scaffali . I testi raccontano le vicende del collegio e della famiglia di Ludovica Torelli dal ’400 al ’900.

Rivive l’archivio della Guastalla . La storia d’Italia in 90 faldoni

Rivive l’archivio della Guastalla . La storia d’Italia in 90 faldoni

Duecento registri, 90 faldoni che occupano 70 metri di scaffali. Tale è la mole di documenti che compone l’archivio della Fondazione Lodovica Torelli della Guastalla, che pose le radici dell’omonimo collegio monzese, ora soggetta a un lavoro di archiviazione e digitalizzazione da parte dei professori Piero Rizzi Bianchi (Fondazione Lemine) e Angelo Bianchi (docente dell’Università Cattolica), arrivati a scansionare 40mila pagine di un totale di 60mila.

I documenti saranno poi a disposizione di storici e studiosi che ne faranno richiesta. L’archivio racconta la storia della Fondazione (presieduta da Antonio Viscomi) e poi del collegio dal ‘400 al ‘900, e in filigrana d’Italia, teatro dalle guerre francospagnole del ‘500 che spazzano via signorie e ducati come quello dei Visconti a Milano e che travolge anche le terre di proprietà di Ludovica Torelli nel Ferrarese. E poi il dominio spagnolo in Italia, la creazione dell’ente educativo Real Casa delle Vergini (per l’istruzione delle figlie di soldati e ufficiali di stanza a Milano), poi smantellato nell’800 quando agli spagnoli succedette il dominio austriaco. La Fondazione Guastalla ha avuto sede a Milano fino al 1936, dove era uno degli enti formativi più prestigiosi della città. Figura tra i documenti l’invito ai notabili della fondazione, per le esequie funebri di Alessandro Manzoni, evento triste, ma in qualche modo esclusivo e mondano per la Milano dell’epoca.

"Ludovica Torelli ha preso parte al movimento di riforma della chiesa, della società e del ruolo della donna del ‘500" fa osservare il professor Bianchi. Era una sorta di femminista ante litteram che lottò contro i parenti per mantenere il controllo delle proprietà, fondò la congregazione delle Beate angeliche, a scopo educativo, ma quando il Vaticano le impose di farsi monaca di clausura, lo abbandonò per fondare un’altra congregazione religiosa femminile, non claustrale, così da avere mano libera per le iniziative educative. Fra i documenti, l’autorizzazione di Filippo ll re di Spagna che concede a Lodovica le operazioni di compravendita, all’epoca vietate alle donne, decreti autorizzativi napoleonici e l’approvazine di re Umberto 1 del nuovo statuto del Collegio, nel 1878.