"Rischiamo una perdita milionaria" Sticchi Damiani difende le tribune

Il presidente di Aci spera nel Tar, che il 7 marzo deciderà sulla richiesta di sospendere lo smantellamento "Sono strutture già accatastate, sono lì da vent’anni e fino al 2022 ci abbiamo pagato persino l’Imu"

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di Marco Galvani

"Se il Tar non sospende l’intimazione a smantellare le tre tribune, come posso pensare di organizzare un Gran premio già sapendo di avere una perdita milionaria?". Angelo Sticchi Damiani è il presidente di Aci Italia che ha salvato il contratto della Formula Uno con Monza ai tempi di Bernie Ecclestone, poi con gli americani di Liberty Media strappando uno dei prezzi più bassi del Mondiale.

Ma, avvisa, "la mia passione, la mia voglia di andare avanti ha un limite. Altrimenti diventa incoscienza. E non posso in alcun modo danneggiare l’Automobile club". La guerra del Comune contro le tre tribune che non avrebbero mai avuto alcuna autorizzazione di certo non aiuta a guardare al futuro. "Non può bastare – secondo il sindaco Paolo Pilotto – affermare che quelle tribune sono costruite da più di vent’anni e che alcuni interventi della Soprintendenza ne hanno autorizzato l’utilizzo".

Eppure, torna a sottolineare Sticchi Damiani, "non solo ci chiedono di demolire tre tribune che stanno lì da oltre vent’anni, ma stiamo parlando di strutture accatastate e su cui fino all’anno scorso abbiamo pagato l’Imu". Su richiesta, evidentemente, dell’ufficio tributi del Comune. Ai confini del paradosso. È da qui che nasce la "delusione", diplomatica reazione del presidente di Aci. Non nasconde la sua preoccupazione in vista del 7 marzo, giorno in cui la seconda sezione del Tribunale amministrativo della Lombardia si riunirà in camera di consiglio per decidere se sospendere o meno la demolizione delle tribune. "Il vero problema, quello più grosso, è se dovessimo rimuoverle: ci toglierebbero milioni di incassi – fa i conti Sticchi Damiani –. Ma sono io che ho un contratto con Formula One, sono io che rispondo a loro, mica il Comune. Io le mie responsabilità me le sono prese, è ora che comincino a farlo anche gli altri". E va dritto al punto: "Come Aci abbiamo già fatto troppo, adesso basta. Ci siamo assunti un onere enorme su una proprietà che non è nostra", bensì dei Comuni di Monza e Milano e della Regione, "siamo stati chiamati a gestire un’opera ciclopica e ci stiamo riuscendo".

Ma la legge che autorizza Aci a utilizzare risorse proprie per pagare il contratto di Monza con la Formula Uno parla chiaro: può farlo "nei limiti della sostenibilità del bilancio dell’ente".

E allora sono i numeri a parlare altrettanto chiaro: "L’anno scorso al Gp del made in Italy e dell’Emilia Romagna a Imola abbiamo guadagnato un pochino, mentre a Monza abbiamo perso ancora (un paio di milioni, ndr) nonostante il centenario dell’autodromo e il record di pubblico (oltre 330mila tifosi nel fine settimana di gara, ndr)".

Senza contare il rosso di 12 milioni del 2021. Soldi che ci ha (ri)messo Aci. Ecco che, quindi, "non vogliamo passare per degli utili idioti". Né, tantomeno, "voglio stare tra l’incudine e il martello. Credo che si siano persi di vista ruoli e obiettivi".

La guerra sulle tribune è una spallata all’autodromo che da mesi ha impegnato tempo e risorse su un altro fronte caldo, i lavori che la F1 vuole per il prossimo Gp: nuovi sottopassi e asfalto. Un intervento da 15 milioni (finanziato grazie a Stato e Regione) che andrebbe completato entro fine giugno: "Attendiamo i progetti definitivi nei prossimi giorni e vediamo in quanto tempo la conferenza di servizi ce li approva – il messaggio di Sticchi Damiani –. Poi potremo andare a gara e nel frattempo elaborare i progetti esecutivi. Quando sarò pronto con la consegna dei lavori all’impresa aggiudicataria guarderemo il calendario e insieme a Formula One decideremo cosa fare".