STEFANIA TOTARO
Cronaca

Restituiti i soldi dei massaggi hot

Per i giudici non era un’operazione per nasconderli perché sono stati investiti in buoni postali tracciati

di Stefania Totaro

Tornate in libertà le due donne finite ai domiciliari per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione per la gestione di due centri massaggi a Cesano Maderno e Seregno. E i giudici dissequestrano anche 116mila euro ritenuti provento dei reati e oggetto di autoriciclaggio perché i soldi non sono stati nascosti per ostacolarne la provenienza visto che erano stati investiti in rintracciabilissimi buoni postali. A settembre la Guardia di Finanza aveva sequestrato i centri massaggi in cui, secondo l’accusa, si prostituivano ragazze italiane e straniere, sotto la direzione di una 37enne di origini marocchine e di una peruviana di 39 anni, entrambe messe agli arresti domiciliari. Le Fiamme gialle avevano anche requisito più di 400 mila euro che, secondo le indagini, sarebbero i profitti illeciti ottenuti dalle indagate nell’arco di tre anni, dal 2019 al 2022, e l’importo del denaro autoriciclato.

La peruviana aveva ottenuto la revoca degli arresti domiciliari con l’applicazione del solo obbligo di dimora subito dopo l’interrogatorio di garanzia, misura in seguito a sua volta revocata dal gip del Tribunale di Monza su richiesta della difesa e parere favorevole della pm della Procura monzese Emma Gambardella, facendola tornare a piede libero. La donna marocchina, difesa dall’avvocato Luca Crippa, è stata invece rimessa in libertà dopo il ricorso al Tribunale del Riesame di Milano, che ha accolto la revoca della misura cautelare a causa dell’impossibilità, sostenuta dal legale, di ascoltare le intercettazioni relative all’inchiesta. I giudici milanesi hanno anche ritenuto inesistente l’accusa di autoriciclaggio, restituendo all’indagata 116mila euro investiti alle Poste. Altri 170mila euro sono stati restituiti alla trentasettenne dal Tribunale del Riesame patrimoniale di Monza nel merito della contestazione sullo sfruttamento della prostituzione. Per gli inquirenti sarebbero state le titolari dei centri a prendere contatti con i clienti, fissare gli appuntamenti e gli importi delle singole prestazioni delle quali trattenevano poi la metà del compenso.

Le ‘tariffe’ sarebbero andate dai 150 ai 200 euro, ma alcuni clienti sarebbero stati disposti a pagare fino a 1.000 euro in un giorno per trattamenti di 4 ore. Le attività erano anche pubblicizzate su siti internet. Il business sarebbe stato molto ampio: tra i frequentatori c’erano anche imprenditori e professionisti provenienti da Milano e Como. Complessivamente, il profitto del reato è stato quantificato in circa 300mila euro.