Monza, pusher ucciso da baby killer: per il presunto mandante processo l’1 dicembre

Il gip ha accolto la richiesta di giudizio immediato per Giuseppe Gambino. Avrebbe promesso 2mila euro ai due ragazzini per uccidere lo spacciatore

La scena del crimine

La scena del crimine

Monza -  Sarà processato l’1 dicembre dalla Corte di Assise di Monza il presunto mandante dei baby killer del pusher del quartiere San Rocco. La gip del Tribunale di Monza Francesca Bianchetti ha accolto la richiesta di giudizio immediato presentata dalla pm monzese Sara Mantovani per Giovanni Gambino, 43enne monzese, dallo scorso aprile detenuto dietro le sbarre. Perché per gli inquirenti ha istigato l’assassinio di Cristian Sebastiano, il 42enne ucciso da una trentina di coltellate lo scorso 29 novembre sotto le case popolari dove abitava, da un 14enne e un 15enne monzesi che gli hanno rapinato una dose di cocaina.

Per i due baby killer la Procura del Tribunale per i minorenni ha chiesto la condanna a 15 anni di reclusione, a cui per il 14enne si aggiunge una ulteriore richiesta di 2 anni e 4 mesi per detenzione a scopo di spaccio di droga dopo il ritrovamento di marijuana e hascisc nella sua abitazione. Il processo con il rito abbreviato per i minorenni prosegue a ottobre. Del possesso di droga è stato accusato anche il fratello 24enne del ragazzino, che ha già patteggiato la pena di 3 anni al Tribunale di Monza. Ora Giovanni Gambino deve rispondere di concorso in omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione e dei motivi futili e abietti e rapina aggravata. Il 43enne viene ritenuto "concorrente morale, mandante, agevolatore, istigatore e rafforzatore" dell’omicidio commesso dai due minorenni per avere "pianificato l’uccisione e la contestuale rapina" dell’amico e vicino di casa ‘Seba’, "indicando il momento idoneo per asportargli denaro e la sostanza stupefacente" e "rafforzando" i due baby killer "nel loro intento incitandoli all’azione, anche a fronte della comune situazione debitoria" nei confronti di Sebastiano. Secondo la pubblica accusa i tre responsabili del delitto si sarebbero prima "contattati" e poi "riuniti" nelle ore antecedenti il fatto, quando i minorenni, dopo essersi muniti di coltelli, avrebbero attirato la vittima "con una telefonata effettuata dalla cabina sotto l’abitazione di Gambino".

Il 43enne avrebbe promesso 2.000 euro ai due ragazzi se avessero ammazzato Seba. Circostanza emersa dalla testimonianza di una mamma del quartiere, che si è presentata dai carabinieri tre giorni dopo l’assassinio di Cristian Sebastiano dicendo che i figli avevano saputo da un loro amico che il 14enne arrestato era stato contattato da Gambino per commettere l’omicidio in cambio della somma di denaro e che tra Giovanni Gambino e Cristian Sebastiano c’era stata in passato una pesante lite per la cognata di Gambino. "Mi hanno detto che Giovanni Gambino ha pagato i due ragazzi per uccidere Cristian - ha confermato l’amico in questione - Me lo hanno raccontato il giorno dell’omicidio di Cristian. Giovanni lo ha fatto per la lite che è avvenuta tra Cristian e i suoi familiari. Io credo che abbia mandato i due a uccidere Cristian anche per motivi di soldi e di droga".

Sarebbe emerso che la vittima e i due baby killer frequentavano assiduamente la casa di Giovanni Gambino, che avrebbe fornito loro occasione e pretesto per rapinare la vittima raccontando che Seba a fine novembre avrebbe riscosso un bel gruzzolo per gli arretrati della pensione di invalidità totale che gli spettava a causa dell’abuso negli anni di sostanze stupefacenti. A collegare, quantomeno, il 14enne e Gambino ci sarebbero poi due telefonate che il 43enne avrebbe fatto al minorenne la sera prima dell’omicidio e la sera seguente quando il 14enne era già stato fermato dai carabinieri e quindi rimasta senza risposta. Ma Gambino ha sempre negato, dicendo di conoscere la vittima "da anni", ma di non aver avuto "nessun debito con lui" né tantomeno avere voluto la sua morte.