ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

La maglia nera delle ciclabili: strade trappola per le bici, Monza è ultima in provincia

Il report degli uffici di via Grigna: città con meno percorsi in rapporto al numero di residenti. Le proposte della Fiab: “Bike lane, zone 30 e una rete per raccordare i principali snodi”

Saveria Fontana, presidente di Fiab Monza in bici, chiede interventi per rendere la città più a misura dei ciclisti

Saveria Fontana, presidente di Fiab Monza in bici, chiede interventi per rendere la città più a misura dei ciclisti

Monza – Le rilevazioni svolte dalla Provincia non lasciano adito a dubbi, qualora ve ne fossero: a Monza ci sono poche piste ciclabili. Anzi, il capoluogo brianzolo è addirittura la città della Provincia con il chilometraggio più basso di ciclabili in rapporto alle persone residenti. L’indagine, utile al nuovo piano della mobilità ciclistica a cui stanno lavorando gli uffici di via Grigna (per cui è possibile inviare osservazioni e contributi alla Provincia entro la fine del mese), è stata presentata settimana scorsa a tecnici comunali e cittadini, con l’obiettivo di stimolare i Comuni brianzoli ad azioni integrate per un miglioramento della mobilità dolce anche a livello intercomunale.

Da Fiab Monza in bici arriva il monito a fare meglio per il futuro, anche in virtù dell’alto tasso di incidentalità monzese, tra i maggiori in Provincia (anche se non per incidenti mortali). “Speriamo che questo gap si possa una volta per tutte colmare e che i cittadini monzesi possano finalmente cogliere il valore degli interventi in favore della ciclabilità quando vengono fatti – afferma Saveria Fontana, presidente di Fiab Monza in bici –. Rispetto ad altri Comuni, come ad esempio Vimercate, siamo meno attrezzati”.

“C’è un lavoro ancora molto lungo da fare. È anche vero che Monza ha un reticolo di strade strette, su cui è più difficile intervenire, ma si possono pensare a soluzioni alternative come le “bike lane” (corsie ciclabili) oppure le zone 30 con priorità di passaggio per le biciclette. Da questo punto di vista noi scalpitiamo – continua l’attivista di Fiab –, ci auguriamo che entro la fine del mandato dell’attuale amministrazione comunale si riescano ad attivare le zone 30 già progettate nei quartieri Triante e Libertà. A livello di ciclabili, invece, il grande lavoro che c’è da fare è arrivare a una rete a doppia circonferenza, irradiata di piste che come raggi scendano verso le aree centrali della città, cioè dalle periferie al centro e alla stazione”. Oggi Monza presenta una situazione dal punto di vista della ciclabilità molto complessa e articolata. Talvolta le piste ciclabili sono ampie e lunghe, altre volte brevi, frazionate e sconnesse. A fronte di tratti stradali che vantano collegamenti efficaci, ve ne sono altri che avrebbero esigenza di essere allungati, e altri ancora, importanti, che ne sono privi. A mancare più che altro, come accennato da Saveria Fontana, è una rete che raccordi i principali snodi viabilistici della città, soprattutto da e in direzione del centro.

Le ciclabili che si contano attualmente in città vantano una lunghezza complessiva di circa 36 chilometri: notevoli per estensione e copertura soprattutto quelle sul canale Villoresi, su viale Lombardia, su viale Cavriga (internamente al Parco), su viale Brianza e viale Cesare Battisti. Negli ultimi anni la rete è stata ampliata, con il sorgere degli itinerari ciclabili di viale Elvezia, via Lario, via della Birona e via Aquileia, completate da poco più di un anno. Per Fiab Monza in bici l’urgenza maggiore è ora rappresentata dalla realizzazione di nuove piste ciclabili “in via Borgazzi/corso Milano, con la possibilità di raccordo con quella del canale Villoresi, in viale Sicilia, in via Boito e in aree vicine alle scuole, a iniziare da via Sempione che intercetta tutto l’afflusso di persone che vivono il polo scolastico di Frisi, Mosè Bianchi e Hensemberger, in un quartiere molto trafficato come Triante”. In ogni caso - conclude la presidente Fontana -, è imprescindibile intanto continuare a sensibilizzare i cittadini dal punto di vista culturale. Entrare nella concezione che la strada possa essere frequentata anche da ciclisti e nell’idea comune che gli spazi debbano essere condivisi”.