DARIO CRIPPA
Cronaca

Piero Marchesi e il pellegrinaggio a Santiago in Velosolex: ma deve venderlo a 1 euro per tornare a casa

Duemilaseicento chilometri a 25 all’ora su strade secondarie per il vigile urbano-meccanico. Pochi guasti ma poi l’odissea per trovare un aereo e l’epilogo: impossibile rispedirla a casa

Piero Marchesi e il suo fido Velosolex

Piero Marchesi e il suo fido Velosolex

Usmate Velate, 3 giugno 2024 –  La cosa più bella, mentre percorreva la Provenza piuttosto che la Galizia alla velocità di crociera di 25 chilometri orari in sella al suo veicolo un po’ demodé, erano gli automobilisti o i camionisti incuriositi che rallentavano e abbassavano il finestrino per salutarlo. O i pellegrini incuriositi diretti come lui a Santiago de Compostela ma a piedi. Perché Piero Marchesi non era un pellegrino come tanti, ma un uomo che si era messo un’idea folle in testa. Andare dalla sua Usmate in Brianza alla Spagna in sella a un Velosolex, una di quelle biciclette col motorino sul manubrio che spopolavano fino a qualche decennio fa ma fuori produzione dal 1988.

Piero Marchesi, vigile urbano a Lissone, ce l’ha fatta. "Non ci credevo troppo nemmeno io". Appassionato di motori, meccanico fai-da-te, il Velosolex se lo era procurato una dozzina di anni fa, ricordo di quando era bambino. Lo aveva smontato e rimontato decine di volte nel suo garage. Aveva fatto le prove, aveva montato un serbatoio supplementare per la miscela e aveva preparato un borsone coi pezzi di ricambio. E quasi alla vigilia del suo 64esimo compleanno è partito.

"Ci ho messo 12 giorni, ho percorso 2.600 chilometri, più di quanto previsto perché ho dovuto cambiare spesso strada per cercare tragitti più piatti e meno pericolosi, il più lontano possibile da autostrade o strade statali". La manutenzione la cosa più impegnativa, non ha mai bucato (ma aveva le camere d’aria di riserva), "ma ho dovuto cercare più volte un meccanico: il pedale non girava bene ma per il resto, nessun problema".

Marchesi aveva messo davvero a puntino il suo Velosolex, "non ho perso una goccia d’olio. Facevo 220-240 chilometri al giorno, rimanevo in sella per 8-9 ore. E mi fermavo dove capitava". Il momento più difficile è stato quando al confine tra Francia e Spagna "non riuscivo a trovare un alloggio in cui fermarmi, ero anche stanchissimo. Ho telefonato a casa, ero davvero scoraggiato". Poi quasi per fortuna, dal nulla sbuca un alberghetto, "o avrei dovuto passare la notte all’addiaccio". La bici motorizzata faticava ovviamente parecchio in salita, "spesso mi toccava pedalare. Ho dovuto fare quasi tre chilometri a piedi, la strada del Cammino di Santiago era tutta a saliscendi e il Velosolex non ce la faceva". Il peso, nonostante tutte le accortezze, era considerevole: 50 chili di bici e bagaglio essenziale, e " 85 chili di peso mio, anche se strada facendo sono dimagrito".

Arrivato a Santiago, "sono andato a visitare come tutti la cattedrale. Ero partito per una sfida personale, senso di avventura, senza prenotare nulla, all’arrembaggio come piace a me". Paradossalmente la parte più difficile è stata il ritorno. Marchesi aveva previsto di rispedire il Velosolex a casa e di salire su un aereo. Ma ha scoperto che nessuna agenzia voleva prendersi la briga di spedire la bicicletta motorizzata se non a prezzi proibitivi: "mi sarebbe costato più di comprarmene uno nuovo. Alla fine, ho incontrato un giovane tassista incuriosito e gliel’ho data al prezzo simbolico di 1 euro con tanto di contratto firmato su un pezzo di carta".

E visto che non aveva potuto prenotarlo prima, per trovare un aereo gli è toccato restare più di 24 ore allo scalo di Santiago in attesa con gli altri pellegrini di ritorno. E adesso? "Torno a fare il vigile, aspetto la pensione e parto per il viaggio dei miei sogni, in India e Mongolia. Ma in moto stavolta".