La firma e il bacio così spontaneo che commuove a suggellare il rapporto con il papà di PizzAut, suo datore di lavoro. "Emozione travolgente" per Lorenzo Bonacina, uno dei venti ragazzi che hanno trovato posto nella brigata di Nico Acampora, a Monza, nel secondo ristorante, il primo a Cassina de’ pecchi, aperto dall’ex educatore di strada e interamente gestito da ragazzi autistici "per dare a tutti un futuro degno di questo nome".
Anche lui come altri colleghi il 1 ° Maggio, "alla fine del tirocinio" è diventato "dipendente a tutti gli effetti". A tempo indeterminato, "un sogno nel quale fino all’incontro con PizzAut non avevo mai neanche osato sperare", racconta mamma Flavia Cortesi. Una vita per il figlio, "adesso il ‘dopo di noi’ ci fa meno paura. È quello il momento che tutti i genitori come noi temono di più. È un pensiero di fondo che accompagna ogni istante, da quando capisci che qualcosa non va, per sempre".
Lunedì, all’ex Philips, dove il 2 aprile il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pranzato con i pizzaioli e le loro famiglie, c’è stato spazio solo per la gioia. "Davanti al contatto non riuscivo a smettere di piangere – racconta Flavia – in un istante ho rivisto tutte le difficoltà che abbiamo affrontato. Dai primi problemi, a 4 anni, alla diagnosi vera e propria, a 8, tardi. Ho fatto l’impossibile per recuperare". Lorenzo l’abbraccia e le stampa sulla guancia un bacio come quello che ha appena regalato a Nico.
"Ad agosto compio 25 anni, tanti miei coetanei non hanno uno stipendio, sono fortunato – dice il neocameriere –. Con PizzAut ho scongiurato il pericolo peggiore: passare da un centro diurno all’altro per tutta la vita senza riuscire a costruirmi qualcosa di mio. Invece adesso ho questa possibilità". La mamma ricorda il giorno della svolta, "è stato tutto merito dell’associazione Autismo Lecco che organizzò un incontro con Acampora ed eccoci qui. Adesso posso continuare il mio lavoro: sono la manager di mio figlio".
Scherza ma non troppo Flavia che è sempre accanto a Lorenzo "rifarei tutto mille volte. È la luce della nostra vita. E noi siamo stati fortunati, le educatrici a scuola e le insegnanti di sostegno sono state preziose, ci hanno aiutato fin dall’inizio. Col lavoro si chiude il capitolo formazione e ne comincia un altro fatto di dignità e diritti. Parole che temevano non sarebbero mai state alla nostra portata". Occhi lucidi anche per il fondatore che ogni Primo Maggio assume un pezzo dell’impresa speciale che dopo il via in Brianza si guarda intorno e pensa già a PizzAut 3. "Abbiamo tanti altri giovani ai quali tendere la mano in tutta Italia".