DARIO CRIPPA
Cronaca

Il coraggio di Paolo Intoccia: scrive di Andreotti e mafia e vince il premio Mattarella

Dottorando in Studi sulla Criminalità organizzata con Nando Dalla Chiesa, ha ricevuto il riconoscimento intitolato al politico ucciso da Cosa Nostra

Paolo Intoccia riceve il Premio Piersanti Mattarella 2023

Paolo Intoccia riceve il Premio Piersanti Mattarella 2023

Monza – Ci sono temi delicati, passaggi significativi della storia - anche giudiziaria - del nostro Paese. Come il processo Andreotti. E ci sono ragazzi che hanno coraggio e non si sono tirati indietro.

Paolo Intoccia, 29 anni, di Monza, è uno di questi. Ha dedicato la sua tesi di laurea in Diritto penale, alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Milano, correlatore Nando Dalla Chiesa, sociologo della criminalità organizzata, proprio a quel processo. E poi, intrapreso il dottorato in Studi sulla Criminalità organizzata voluto fortissimamente proprio dal figlio del generale ucciso dalla mafia, ha trasformato la sua tesi in un libro "che si legge come un romanzo ma ha il rigore critico di un saggio" spiega. Si intitola ‘L’imputato imperfetto. Storia del processo Andreotti’ (edito da Solferino) e, uscito un anno fa, si appena aggiudicato un riconoscimento prestigioso: il Premio Piersanti Mattarella 2023 nella sezione libri inchiesta.

La cerimonia, nella Sala della Promoteca in Campidoglio, a Roma, "è stata molto emozionante" non nasconde l’autore. La premiazione è avvenuta all’interno del convegno “Il Recupero del senso del Dovere”. Concorrevano oltre 200 autori con Libri di Poesie, Libri Inediti, libri di inchiesta giornalistica e libri Editi. Tanti ospiti, dal generale Sergio Costa a Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo.

Cosa si può trovare nel libro?

"Ho analizzato il caso giudiziario, Giulio Andreotti dovette difendersi da due capi d’accusa: associazione a delinquere semplice e associazione a delinquere di stampo mafioso".

Accuse pesantissime, un processo infinito.

"I giudici lo ritennero colpevole per il primo capo d’accusa, l’associazione a delinquere, dagli anni ‘70 fino alla primavera del 1980 ma il reato era caduto in prescrizione. Venne assolto per il periodo successivo e soprattutto per il secondo capo d’accusa".

E quindi?

"Nelle motivazioni della sentenza si dice che è stato provato che si fu collusione con la mafia e ci furono incontri con esponenti di Cosa Nostra che vennero a lamentarsi da lui ad esempio per le politiche a loro ostili attuate dall’allora presidente della Sicilia Piersanti Mattarella. Un avvertimento? Era la stagione in cui diversi esponenti dello Stato e della società civile ostili alla mafia vennero uccisi. Come accadde allo stesso Mattarella".

E poi?

"Poi i giudici riconobbero anche un cambio di passo degli ultimi due Governi Andreotti. Con diversi provvedimenti di contrasto alla mafia.Perché? Un ravvedimento? Non lo so. Resta una stagione molto controversa e insieme sconfortante della storia italiana".

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella, il fratello di Piersanti. Alla premiazione non c’era fisicamente ma è come se ci fosse stato anche lui.

E adesso. Cosa farà?

"Per il momento continuerò il mio dottorato e mi dedicherò ancora alla ricerca. Poi... si vedrà".