CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Ornano, maschio caucasico irrisolto: "Seduta terapeutica di comicità"

L’attore genovese protagonista di uno spettacolo al Manzoni in cui tira le fila della sua vita "Dalla famiglia al lavoro, sono alla continua ricerca della risata. E la musica per me è salutare".

Ornano, maschio caucasico irrisolto: "Seduta terapeutica di comicità"

Ornano, maschio caucasico irrisolto: "Seduta terapeutica di comicità"

“Maschio caucasico irrisolto“. Antonio Ornano si svela, in una “stand up comedy“ autoironica, in cui si definisce un maschio per le qualità fisiche... di cui ha scarsa autostima, caucasico, così verrebbe definito dalla polizia scientifica se dovesse esser vittima di un omicidio, verosimilmente da parte di sua moglie e "irrisolto", o incompiuto, come marito, in amore, come genitore di due figli adolescenti e come dipendente.

A una certa età, è tempo di tirare le somme e capisce che è ora di andare dallo psicologo, da uno bravo, dove si è sempre rifiutato di andare, perché la sua “genovesità” gli impedisce di sganciare 80 euro a visita. E lo stesso analista ne darebbe la stessa definizione: "Complimenti, lei è un maschio caucasico irrisolto...che finalmente attraversa una fase trasformativa... Si sfoghi". Quindi, domani alle 21, sul palco del Manzoni, Antonio Ornano lo fa con un irrefrenabile flusso di coscienza in cui racconta se stesso e la sua incompiutezza. "Mi sono sempre sentito irrisolto – dice – al liceo, come dipendente. Sì, perché dopo la laurea in giurisprudenza, ho lavorato 15 anni a ConfCommercio di Genova e della Liguria e poi come compagno e come papà. L’unica cosa che mi salva, ed è auto terapeutica, è la musica". E così Ornano ragiona in chiave comica dei suoi idoli, da David Bowie a Eric Clapton, per un confronto spassoso con quelli dei suoi figli, dai nomi impronunciabili. "Ragiono sull’incapacità di capire la musica dei miei figli – anticipa – che li rende felici, perché è il primo passo verso l’autodeterminazione". Il pubblico ride per due ore in cui ciascuno trova almeno un appiglio di identificazione. Ironizza sulla sua fragilità, per il bisogno di essere visto e possibilmente amato da chi gli sta intorno e dal pubblico.

"Seguo la scaletta – continua –, ma a seconda delle reazioni del pubblico, un ammiccamento, una coppia che arriva in ritardo, una risposta a una battuta, lo spettacolo può prendere una piega diversa. Proprio questo mi aiuta a non essere “automatico”. Il comico, a differenza dell’attore, rompe la quarta parete". "Ernest Hemingway scriveva quello di cui conosceva – continua –. E così anche un comico racconta quello che gli accade. Ogni spettacolo è un monologo che riflette i diversi momenti della mia vita, fa sintesi dei racconti degli altri e li rende universali. Ma l’autoironia è fondamentale, ti aiuta ad affrontare le fragilità e a prendere consapevolezza". Biglietti interi: da 16 a 24 euro.