Il settore della moda a Monza e Brianza, come in tutta Italia, sta vivendo un momento di crisi. Insieme al settore meccanico (in rosso soprattutto per la crisi dell’automotive), è oggi quello più in difficoltà nel manifatturiero brianzolo, con un calo nei primi 9 mesi del 2024 di circa il 10% (allineato al dato nazionale che è al -10.8%). Incidono le incertezze del commercio internazionale e alcuni fattori specifici sul settore moda: la spinta dei prezzi, più marcata nella fiammata inflazionistica innescata dallo choc energetico, le criticità nel reperimento delle materie prime innescate da pandemia e crisi internazionali, gli effetti della Brexit, oltre al basso profilo della domanda di alcuni tra i maggiori mercati dei prodotti della moda, quali Germania e Giappone. Tuttavia c’è ancora ampio terreno di recupero. L’Italia è il primo produttore europeo della moda e la Brianza in questo settore veste un ruolo significativo (in linea con l’intera Lombardia).
La provincia di Monza ha 2.297 imprese attive nella moda (dato 2023) - sesta provincia in una Lombardia che ha grande tradizione nel tessile in tutto il suo territorio, a partire da Milano -, di cui 280 industrie tessili, 422 di confezione articoli, 73 di fabbricazione di articoli in pelle e simili, 393 di commercio all’ingrosso, 759 di commercio al dettaglio, 370 di altre attività professionali, scientifiche e tecniche. Di queste il 96% sono di micro-piccola dimensione e assorbono il 52% degli occupati del settore. Ciò dimostra l’alta vocazione artigiana, che trova conferma nei dati: il 62,5% delle imprese della moda brianzole è costituito da realtà artigiane (di cui circa il 50% gestito da donne), che occupano circa un addetto su cinque (23,9%) del comparto. Una vocazione alla piccola impresa che mira a produzioni di alta qualità, tutt’ora l’orizzonte su cui sembra indirizzarsi il futuro.
A.S.