
La vicesindaca Mariele Benzi: «Spesso i proprietari preferiscono lasciare vuoti gli immobili»
Monza – È sempre più difficile trovare casa in affitto. Lo sa bene Maryan (nome di fantasia), una ragazza somala che lavora a Brugherio da alcune settimane e vorrebbe prendere la residenza. Il budget massimo è di 700 euro. È cittadina italiana, residente a Pordenone, figlia adottiva di una coppia a cui ha affidato temporaneamente la sua bambina. Ora dovrebbe riprenderla con lei, ma non avendo un’abitazione è in difficoltà: nessuno infatti si fida ad affittare un appartamento a una ragazza madre, oltretutto di chiara origine straniera. I servizi sociali comunali non possono supportarla perché non è residente in città.
Ha studiato grafica e poi fatto mille lavori dalla ristorazione all’impiego in ufficio, fino all’assistenza clienti. Ora lavora nel settore immobiliare, ma avendo appena cominciato non si è ancora instaurato un rapporto di fiducia con il titolare, tale per cui quest’ultimo sia disposto a farle da garante. "Voglio solo poter lavorare e dare un posto sicuro a mia figlia - racconta Maryan -, la situazione di noi figli adottivi originari di Paesi lontani è spesso difficile. Siamo abbandonati, senza supporto psicologico". Conferma lo scenario la vicesindaca di Brugherio, Mariele Benzi: "È vero, tante persone in affitto alla scadenza del contratto o con sfratto non trovano un nuovo alloggio perché i proprietari di casa preferiscono tenere vuoto l’immobile piuttosto di rischiare di avere un inquilino che non paga". Situazione di incertezza anche per le mamme con bimbi che terminano il percorso verso l’autonomia nella Comunità di Mamma Rita.
"C’è un gran bisogno di case a condizioni concordate per percorsi di totale autonomia - ammette sorella Patrizia Pirioni, responsabile pedagogica -. La Comunità educativa offre progetti con i Servizi sociali, che durano fino a 4 anni, ma non è una residenza definitiva. Si stanno muovendo Comuni e Diocesi, ma c’è ancora molta strada da fare. Tra giugno e luglio si sono conclusi tre percorsi educativi verso l’autonomia per nuclei mamma/bambini. Al termine i Servizi sociali garantiscono ancora un periodo di supporto, offrendo ad esempio il centro estivo qui da noi per permettere alla mamma di lavorare oppure offrendo la cauzione (3 mensilità) per chi affitta casa. Certo, la sfida dei progetti verso l’autonomia è quella di non cadere nell’assistenzialismo". Ora il Centro Mamma Rita ospita 7 nuclei familiari (mamma con uno o due bambini), uno è in arrivo. I bimbi hanno da 7 settimane a 8-10 anni. Un tempo erano tutti migranti, oggi sono al 50% italiani.