REDAZIONE MONZA BRIANZA

Bomba chimica in mezzo al verde. L’ex fabbrica è un cimitero di scorie

Brianza, la ‘Nobel Blaschim’ in rovina da 22 anni. «Nessuna bonifica». La proprietà si era impegnata a ripulire l’area entro luglio Il Comune: è tutto come prima di Antonio Caccamo

La Nobel-Blaschim era una nota azienda chimica ora è una palestra per graffitari

Lesmo, 8 ottobre 2014 - Nel cuore della verde Brianza c’è una fabbrica chimica che se n’è andata via 22 anni fa lasciando capannoni vuoti e un terreno inquinato a due passi dal Lambro. Una bomba ecologica lasciata lì a marcire e che il Comune di Lesmo vuole disinnescare al più presto, prima che sia troppo tardi. Solo che gli amministratori di questo piccolo paese di 7mila anime hanno scoperto di non avere i poteri per obbligare gli attuali proprietari, una società immobiliare brianzola, ad abbattere e ripulire la terra dai veleni. Lo scheletro dell’ex fabbrica chimica Nobel Blaschim di Peregallo di Lesmo, costruita su una vecchia filanda, rimane lì a far paura. Sette anni fa il consiglio comunale di Lesmo ha approvato un piano di recupero che permette di costruire un centinaio di appartamenti. Ma la Provincia di Monza e Brianza, d’accordo con l’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpa), ha bloccato tutto. «Prima bisogna bonificare», hanno spiegato dopo avere analizzato i campioni di terra prelevati dal sottosuolo. Un’operazione costosa. Si parla di almeno un milione di euro.

Prima del 2008, con il mercato del mattone che andava a mille, poteva essere un investimento sicuro, ma ora che le case si fa tanta fatica a venderle non c’è più fretta di fare pulizia. Solo che Lesmo, paese da cartolina con le sue colline verdi ricoperte di villette e residence da sogno, si ritrova questo ecomostro abbandonato. Ecco perché il Comune vuole accelerare i tempi del risanamento: «Ai tavoli tecnici convocati nell’ultimo anno, presenti anche la Provincia e l’Arpa, abbiamo sollecitato i proprietari ad avviare i lavori di bonifica», spiega l’assessore all’Urbanistica, Giuseppe Adamino. Sorta dove c’era una vecchia filanda, l’ex industria di medicinali Nobel Blaschim dal 1992 è un contenitore vuoto di 20mila metri quadrati con vista sul Lambro. L’azienda quando se n’è andata ha portato via tutto quello che di inquinato c’era dentro la fabbrica: attrezzature e impianti industriali. Ma la terra che c’è sotto è rimasta impregnata di sostanze chimiche. Poi l’area industriale dismessa è stata venduta.

Non è stato difficile trovare acquirenti perché la zona è appetibile dal punto di vista edilizio: «Adesso stiamo premendo perché venga almeno demolito l’ex stabilimento chimico», dice il sindaco Roberto Antonioli, «dovranno restare in piedi solo le parti della vecchia filanda, tracce di archeologia industriale sotto tutela della Soprintendenza. I proprietari si erano impegnati a buttare giù tutto entro luglio. Era stato messo a verbale ma non hanno mantenuto la promessa ». Eppure l’interesse a mettere la parola fine su questa lunga storia dovrebbe essere reciproco. La passata giunta comunale ha approvato un piano di bonifica che permette ai proprietari di tirare su 52 metri cubi di cemento. Ma senza bonifica non se ne parla, dice il sindaco.