"Nessuna corruzione coi cinesi stavo solo facendo il mio lavoro"

Il finanziere monzese De Domenico e altri imputati sono coinvolti in un presunto business illecito legato al rilascio dei permessi di soggiorno per cittadini cinesi ed egiziani. L'inchiesta della guardia di finanza ha portato a condanne e patteggiamenti, con accuse di corruzione e falso.

"Nessuna corruzione coi cinesi stavo solo facendo il mio lavoro"

"Nessuna corruzione coi cinesi stavo solo facendo il mio lavoro"

"Ma quale corruzione con i cinesi. I rapporti conviviali stretti durante i controlli con alcuni di loro servivano per acquisire informazioni e capire dove quella comunità si approvvigionava, come riciclavano il denaro e per garantire la vendita di prodotti sicuri". A parlare in aula durante il suo interrogatorio il finanziere monzese Alessandro De Domenico, imputato in un processo al Tribunale di Monza insieme al sovrintendente della polizia di Stato in servizio all’ufficio immigrazione del Commissariato di Greco Turro a Milano Giovanni Alongi e a due egiziani per il presunto business per il rilascio o il rinnovo dei permessi di soggiorno. Il finanziere è anche accusato di corruzione e abuso d’ufficio per una bustarella da 150 euro offerta dalla titolare di un ristorante cinese a Monza (che è a sua volta imputata in un processo parallelo e che sostiene si trattava di un regalo per la figlia dell’imputato che compiva gli anni) e altri regali offerti da commercianti dagli occhi a mandorla. L’inchiesta della guardia di finanza, coordinata dalla Procura di Monza, è nata nel 2016 da un controllo conto il lavoro nero in una panetteria monzese, dove un egiziano aveva accusato di corruzione nei confronti di un finanziere il connazionale Ibraim Saran. Indagando su di lui sarebbe emersa una serie di pratiche per connazionali che avevano bisogno di sistemare i dati di reddito e dimora per ottenere permessi di soggiorno o ricongiungimenti familiari.

"Ma quali soldi per i permessi di soggiorno... gli devo dare ancora quelli dell’affitto", ha sostenuto davanti ai giudici l’egiziano Ibraim Saran, 54 anni, residente a Bernareggio, già condannato in abbreviato perché ritenuto il promotore del business. "Io con il panificio non c’entro niente anche se sono miei parenti - ha raccontato Saran - De Domenico l’ho conosciuto dopo un controllo e mi ha aiutato a salvare la mia casa all’asta, comprandola e permettendomi anche di restare qualche mese".

L’inchiesta ha già portato, oltre alla condanna di Saran, anche al patteggiamento del commercialista di Legnano Luca Salvatore Scordo. Mentre è in corso un altro dibattimento nei confronti di una decina di imputati di falso, tra cui il messo comunale di Monza Antonio Apicella e il ragioniere Mauro Dante Uggeri di Verano Brianza (già coinvolto in un’inchiesta analoga in passato). Accuse tutte negate dagli imputati.

S.T.