Nella stanza della escort Sette anni e sei mesi alla donna che filmava e ricattava i suoi clienti

Il protettore è stato già condannato. Le vittime avevano paura a parlarne

Nella stanza della escort  Sette anni e sei mesi  alla donna che filmava  e ricattava i suoi clienti

Nella stanza della escort Sette anni e sei mesi alla donna che filmava e ricattava i suoi clienti

di Stefania Totaro

"Mi hanno tenuto due giorni nella stanza del motel e mi hanno imbottito di cocaina, riuscendo a fare prelievi con le mie carte per 2 mila euro, minacciandomi che mi avrebbero rovinato postando sui social i miei video compromettenti". È la testimonianza di un imprenditore 40enne, uno delle tante vittime del protettore albanese 36enne A.T. e della sua compagna romena 43enne G.B., che organizzavano estorsioni a luci rosse a clienti adescati in rete. L’albanese ha già avuto in abbreviato una pena di 6 anni, mentre la ‘lucciola’ ieri è stata condannata dal Tribunale di Monza a 6 anni e 7 mesi di reclusione.

Secondo l’accusa la donna ricattava i clienti filmandoli, durante i rapporti sessuali o minacciandoli nel caso non volessero consumare il rapporto perché il suo aspetto non corrispondeva a quello mostrato su un sito di escort (dove infatti c’erano le foto di quando la donna era più giovane). La coppia, che viveva a Lissone, era stata arrestata nel marzo 2017 dai carabinieri per tentata estorsione dopo l’allarme lanciato ai carabinieri da un 35enne di Macherio. L’uomo aveva visto l’annuncio sul web della ‘lucciola’ e aveva contrattato una prestazione a domicilio per 500 euro. Quando però la prostituta si era presentata, non era bella come quella vista nella foto. Quindi il cliente si era tirato indietro, subendo però le minacce della 40enne, che aveva anche chiamato il suo compagno rimasto sotto casa. La vittima non si era fatta prendere dal panico, come avevano fatto, si è poi scoperto nelle indagini, altri clienti. Nei video filmati dall’imputata le vittime appaiono in stato comatoso per l’abuso di droga, ha ricostruito in aula il pm monzese Alessandro Pepè. Tutti temevano le ritorsioni e avevano preferito pagare che sporgere denuncia.

I loro nomi sono stati recuperati infatti solo dopo gli arresti dal telefonino della 40enne. Tra loro c’era anche un imprenditore di Milano che alla fine è stato trovato impiccato nella sua abitazione. La romena si vendeva anche insieme ad altre donne e per questo è accusata anche di sfruttamento della prostituzione. Tra loro una inglese cocainomane di una certa età che si prostituiva perché non poteva pagare la droga. Quando si è accorta delle estorsioni e voleva denunciarli, l’albanese l’ha minacciata di abusare sessualmente del suo nipotino. L’imputata si difendeva dichiarandosi vittima a sua volta dell’albanese.