
Giuseppe Brioschi nel “suo” Museo
Arcore (Monza e Brianza) - Il suo lavoro era diventata una passione. Quelle macchine da cucire che per anni aveva mostrato e venduto a migliaia di casalinghe brianzole si erano trasformate in pezzi da museo. Un museo vero e proprio, realizzato all’interno di uno spazio in via Manzoni al civico 25, e che continuerà a vivere anche se il suo fondatore nei giorni scorsi è morto. Arcore saluta Giuseppe Brioschi, 93 anni, “papà” del Museo delle macchine da cucire che in questi anni aveva richiamato curiosi da tutta Italia.
Anche perché non è da tutti collezionare e poi esporre oltre seicento pezzi di macchine da cucire. Una collezione privata di cui Brioschi andava molto fiero. Una vita passata con quelle macchine da cucire che, soprattutto negli anni del boom economico, avevano radicalmente cambiato la vita delle donne italiane. L’ingresso a metà degli anni Cinquanta nella squadra della Singer come venditore e addetto alle riparazioni. Un lavoro per il quale Brioschi era molto portato. Pian piano l’arcorese, che nel frattempo aveva messo su famiglia, aveva iniziato a ritirare l’usato e senza accorgersene aveva iniziato a collezionare quelle macchine di cucire che lo accompagneranno per tutta la vita. Ci ha visitato il suo Museo resta a bocca aperta.
Un vero e proprio viaggio all’interno della storia della macchina da cucire: oltre un secolo e mezzo di modelli provenienti da tutto il mondo che mostrano come quelle macchine con la quale le nonne e le mamme riparavano e confezionavano i vestiti erano radicalmente cambiate. Anche grazie all’arrivo della tecnologia. Un lavoro fatto di dedizione e di amore per quel simbolo della nostra storia che è valso a Giuseppe Brioschi anche la benemerenza civica. E in quell’occasione nel 2014 chiese la possibilità di avere una sede più grande, magari in Villa Borromeo dove poter mostrare alla cittadinanza quelle sue amatissime macchine da cucire, di cui conosceva ogni segreto. Un sogno che però, il collezionista, non è riuscito a esaudire. Ma la gioia di poter vedere il suo Museo inserito nel circuito dei Musei lombardi lo aveva ampiamente ripagato. E adesso, nella speranza che l’emergenza sanitaria rallenti, l’augurio è che ancora tanti visitatori tornino ad ammirare quel pezzo di storia di cultura e società fatto da quelle macchine che, un tempo, erano presenza ingombrante nelle case degli italiani.