Monza, un piatto caldo ai medici impegnati sul fronte Covid

Riparte la gara di solidarietà dei ristoratori, che riaprono la cucina da campo. Parteciperanno al progetto anche gli aspiranti cuochi dell’istituto Olivetti

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di Cristina Bertolini

I ristoratori brianzoli riaprono la cucina da campo per offrire un pasto caldo a medici e infermieri dei pronto soccorso di Monza, Desio, Vimercate, della Croce rossa e del drive-through di via Stucchi a Monza.

"Siamo ristoratori per vocazione - spiega Vincenzo Butticé, titolare del ristorante “Il Moro“ e consigliere dell’Associazione professionale cuochi italiani (Apci) - per noi non è pensabile che ci siano persone sole che non hanno un pasto caldo. Perciò ci siamo già attivati informalmente in questi giorni, per distribuire 20 pranzi a mezzogiorno e la sera a persone anziane e sole in difficoltà che non possono uscire, perché sono in quarantena o perché non hanno i mezzi per pagarsi la spesa". In queste ore si sta definendo l’organizzazione, ma da lunedì riparte la cucina da campo per gli operatori sanitari che impegnerà una task force di 20 cuochi, più 4 ragazzi dell’istituto Olivetti che uniranno impegno sociale e percorso didattico di alternanza scuola-lavoro. La dirigente Renata Cumino ha accolto con favore la proposta dei cuochi dell’associazione Ri.Uni e l’ha estesa a tutta la scuola. "Perseguiamo così un obiettivo formativo - rileva Butticé, insegnante della scuola - e un momento di educazione civica, responsabilità etica e morale". La cucina da campo, che sarà presumibilmente, presso gli Alpini come nella tornata precedente, ha bisogno di essere rifornita. E così è scattata la gara di solidarietà, che ha già fatto arrivare un bilico di pasta, 6 quintali di patate, 6 di cipolle. E poi si aggiungono casalinghe e famiglie con donazioni estemporanee: un chilo di zucchero, un litro di aceto, un chilo di farina. Per i trasporti ci pensa ancora la collaudata organizzazione di Curva Pieri e Branco Onlus.

Macinano chilometri e anche un’ora di strada nel traffico rimasto caotico, nonostante il lockdown, per raggiungere una pensionata che dietro la porta offre una latta di olio: "Sa, non posso permettermi di più, però, glielo dica a San Gerardo che ho aiutato anch’io". E poi c’è chi procura 200 chili di farina al mulino di Valmadrera, 600 chili di tortellini e diversi quintali di patate. Un camion arriva dall’Abruzzo e poi i mille rivoli di solidarietà monzese da percorrere. Baristi e ristoratori, si stanno muovendo anche autonomamente, come è successo già nei giorni scorsi, all’apertura del punto tamponi di via Stucchi. "Cerchiamo di alleviare la fatica del lavoro - racconta Mario Galbiati, titolare del ristorante Villa Reale - così mentre consegno le pietanze da asporto su ordinazione, ho portato anche ai medici che fanno i tamponi alcune pizze e primi".