
di Marco Galvani
Fallimento Odos Service, pronto il piano di salvataggio per garantire continuità delle cure ai pazienti e salvare quanti più posti di lavoro possibile. A 10 giorni dalla sentenza di fallimento (emessa il 28 ottobre dal Tribunale di Monza) della Srl specializzata in odontoiatria ospedaliera e sociale con sede in via Buonarroti 201 a Monza che avrebbe dovuto salvare quel che restava dell’impero sanitario di Maria Paola Canegrati, l’imprenditrice monzese arrestata nel 2017 per corruzione per gli appalti in odore di tangenti negli ospedali lombardi e condannata in primo grado a 12 anni di carcere. Il curatore Elisabetta Brugnoni dopo aver dovuto sospendere l’attività della Odos Service per mancanza di risorse ha cercato e trovato un operatore del settore disposto ad affittare i rami d’azienda ancora produttivi. Venerdì è stato definito il contratto di affitto, con l’imprenditore che si è impegnato ad assorbire immediatamente parte dei 263 dipendenti della Odos Service in modo tale da garantire la gestione minima dei pazienti che avevano già pagato le cure o avevano in corso interventi non completati. Gli altri dipendenti, invece, verrebbero messi in cassa integrazione, ma l’obiettivo è di richiamarne quanti più possibile. Senza quel contratto di affitto l’alternativa sarebbe il licenziamento collettivo e a quel punto i lavoratori non avrebbero diritto alla cassa integrazione. Una soluzione che, però, prima di potersi concretizzare deve ottenere il via libera delle Aziende socio-sanitarie territoriali (Asst) che avevano rapporti con la Odos Service: l’Asst di Niguarda, Monza, Vimercate, Rhodense, Fatebenefratelli e Multimedica devono dare l’assenso al subentro dell’affittuario nei rispettivi contratti. Se anche una sola di queste aziende respingerà il subentro, il salvagente si sgonfia e il tentativo del curatore fallimentare sarà stato vano. Così come necessario sarà, poi, arrivare a un accordo anche con i sindacati prima di poter procedere alla ripresa dell’attività. La soluzione, dunque, è pronta. E allo stato attuale è l’unica in grado di salvare i posti di lavoro e la salute dei pazienti dopo la doccia fredda sofferta con il fallimento della società che era andata in soccorso alla Servicedent del gruppo della Canegrati.
Servicedent – con un passivo di quasi 18 milioni di euro – era stata ammessa alla procedura di concordato preventivo nel gennaio 2018, nell’ambito di un’operazione che aveva coinvolto l’intero gruppo Implanta (holding che controllava la galassia societaria della Canegrati) e il fondo Argos Wityu che, nel 2014, aveva acquistato prima il 60% della holding, poi il 100% a seguito delle inchieste. Ma nel 2017 era arrivata la dichiarazione di fallimento e il fondo aveva nuovamente rilevato la holding alla vendita all’asta.