Minacce e insulti in Consiglio Intervengono i carabinieri

All’origine una interrogazione dem stralciata dal calendario della seduta. Il caso dal prefetto

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di Alessandro Crisafulli

Proteste, urla, accuse, minacce, insulti. Fino alla sospensione della seduta. Non è mancato veramente niente, al consiglio comunale di giovedì sera, a Desio. Nemmeno l’arrivo finale dei carabinieri. Utile per placare le acque. Alla fine? Tanto rumore, per nulla. Nel senso che la seduta è stata prima sospesa e poi rinviata. Un clima, torrido, che non si vedeva da tempo nella sala consiliare dedicata a Falcone e Borsellino, anche a causa della pandemia che relegava tutti a casa dietro lo schermo di un pc.

Motivo del contendere una interrogazione fantasma, che è finita anche sul tavolo del Prefetto. Protocollata dal consigliere ed ex assessore Giorgio Gerosa per conto del Partito Democratico. E stralciata dall’ordine del giorno della seduta. L’oggetto è il presunto patto segreto che sarebbe stato siglato prima del ballottaggio tra la coalizione che sosteneva il poi vincente sindaco Simone Gargiulo e quella che sosteneva il “terzo incomodo“ Stefano Motta (Forza Italia, Desio Popolare e lista civica SìAmo Desio). Nell’interrogazione, Gerosa chiede formalmente al vicesindaco leghista Andrea Villa se la firma sia sua e se sia vero che il sindaco Gargiulo fosse presente alle trattative. "Quando il consigliere di Forza Italia, Samuel Costanza, ha riferito in consiglio comunale che il sindaco Gargiulo è stato promotore dell’accordo stava mentendo? – alcune delle domande che in questi mesi ha ripetuto Gerosa –. O ha mentito il sindaco quando ha prima negato l’esistenza del patto, poi detto che non ne sapeva nulla e infine si è rifiutato per ben tre volte di rispondere in consiglio comunale in merito?". L’interrogazione non è stata inserita nell’ordine del giorno sulla base di un parere della segretaria comunale Maria Leuzzi, perché "non rientra nel novero del sindacato ispettivo" del consigliere comunale. I fatti di cui si chiede conto sono infatti "precedenti all’insediamento della presente amministrazione comunale" e sono "di natura personale, benché con risvolti politici".

Il Prefetto, interrogato da entrambe le parti, ha sostanzialmente indicato di attenersi al regolamento del consiglio comunale. Ed è proprio in base a questo che il presidente del parlamentino Fabio Arosio ha detto che l’interrogazione non è stata inserita nel menu della serata. La protesta del Pd è partita ancora prima dell’inizio della seduta con una conferenza volante fuori dall’aula consiliare. Poi, dentro, sono iniziate a volare le parole grosse.

"Lei ha il dovere di rendere conto al consiglio comunale di una scelta unilaterale che non è supportata da un solo motivo valido – ha sottolineato l’ex sindaco Roberto Corti, furibondo –, non è mai successa una cosa del genere!". "Una decisione scellerata, una vera e propria censura", ha aggiunto la consigliera Jennifer Moro. "Può essere questa la sede ma non è questo il momento", ha ripetuto il presidente Arosio. Dopo una serie di urla ("questa non è una dittatura!" è arrivato dal folto pubblico), minacce e battibecchi, la seduta è stata sospesa. Alla fine si è deciso per rinviarla alla commissione Statuto e Regolamenti che darà il proprio parere definitivo in merito. "Perché tanta paura nel rispondere ufficialmente sul patto elettorale segreto? Quanto a lungo pensano di tenere sepolta la verità?", le domande che il Pd continua a porre, "cosa nascondono il sindaco e il suo vice? Perché il presidente del consiglio comunale non garantisce i diritti politici dei consiglieri eletti?". Quando qualcuno dal pubblico ha iniziato a filmare il caos con il telefonino, sono stati chiamati i carabinieri, che sono prontamente intervenuti.