BORGOSATOLLO (Brescia)
di Beatrice Raspa
Da ieri Michele Colosio, il cooperante di Borgosatollo ucciso la sera dello scorso 11 luglio a San Cristobal de Las Casas, in Chiapas, in circostanze misteriose, riposa nella tomba di famiglia. Le sue ceneri sono state tumulate dopo la celebrazione dei funerali nel cimitero del paese che Michele ‘Miguel’, come lo chiamavano gli amici, aveva lasciato dieci anni fa per trasferirsi in Messico e dedicarsi attivamente al suo sogno di vivere in modo solidale e sostenibile. La cerimonia ha richiamato una folla di amici e conoscenti, con in prima linea la mamma e il fratello, sguardo fisso alla piccola urna sormontata da girasoli, fiori bianchi e una foto del 42enne sorridente e solare.
"Dalle autorità messicane non abbiamo notizie, da quando sono accaduti i fatti non abbiamo più saputo nulla, non ci sono novità" si è stretto nelle spalle il compagno della madre, la quale dopo il delitto si era appellata al Governo italiano per avere giustizia. Adesso i familiari del volontario si sono affidati a un legale, l’avvocato Alessandra Ballerini, per rimanere in contatto con l’Ambasciata. Ex tecnico radiologo del Civile, Miguel in America Latina viveva di poco, facendo l’artigiano, il meccanico di biciclette, il pizzaiolo, il contadino, l’allevatore. Sognava l’istruzione per i bambini di strada e aveva acquistato un podere per crearvi un villaggio all’insegna dell’ecoturismo. La sera dell’11 luglio alle 22 dopo aver festeggiato la vittoria dell’Italia agli Europei era uscito da casa per cercare un negozio dove comprare da mangiare quando dei sicari in moto gli hanno sparato quattro colpi. Un tentativo di rapina degenerata? O una vendetta? Il Chiapas da qualche tempo è travolto da una crescente ondata di violenza ma chi conosceva bene il 42enne ritiene più verosimile la seconda ipotesi. Amici del posto sostengono che avesse ricevuto varie minacce per una controversia legata all’acquisto del terreno ma le indagini finora non sono approdate a nulla.
"Perdendo Michele perdiamo una persona buona e preziosa, con la vocazione di unire anziché dividere", lo ha ricordato il sindaco Giacomo Marniga durante il funerale. "Michele era amore incondizionato in azione – ha detto con la voce rotta dall’emozione un’amica, che ha parlato anche per altri – Per questo abbiamo pensato che il modo migliore per tenerlo in vita sia fare come faceva lui, donare sorrisi". Toccante un messaggio vocale inviato dal 42enne alla madre, fatto ascoltare ieri in segno di saluto: "Mamma, il vero mistero è come mai gli uomini ancora non siano riusciti a trovare un sistema per vivere in armonia".