Monza, medici prendono lezioni di autodifesa per proteggersi dalle aggressioni dei pazienti

L’idea ha raccolto un numero di adesioni sorprendenti, 143 nella palestra della Questura: "Mi sono preso un pugno in faccia, non ho nemmeno fatto denuncia per non stare a casa"

Medici a lezione di difesa personale in Questura a Monza

Medici a lezione di difesa personale in Questura a Monza

Nella palestra della Questura, in via Montevecchia, ieri pomeriggio alla prima sessione di allenamento c’erano 20 medici, 16 donne e 4 uomini. Il primo gruppo. La vita negli ospedali è diventata troppo pericolosa e l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Monza e Brianza, d’intesa e in collaborazione con la Questura, ha messo in piedi un super-corso, per insegnare le più elementari ma efficaci tecniche di auto-difesa. Sia verbale, sia fisica. Per farlo, ha arruolato le sue energie migliori.

L’assistente capo coordinatore Danilo Bignone, già appartenente alle Fiamme Oro della polizia di Stato, campione italiano assoluto di lotta, cintura nera di judo, allenatore di lotta e istruttore di arti marziali miste. Pluridecorato, balzato agli onori delle cronache qualche anno fa quando aveva avuto la meglio su una baby gang su un treno. Con la supervisione del commissario capo Alessandro Barone, illustrerà le principali tecniche di difesa che non necessitano di particolare forza fisica per contrastare le aggressioni fisiche e garantire una maggiore autotutela e sicurezza personale a favore dei medici.

Aggressioni davanti alle quali spesso gli operatori sanitari sono inermi, come qualche mese fa, quando un ragazzo in crisi di astinenza da psicofarmaci, che aveva rubato in grandi quantità durante il programma di alternanza scuola-lavoro, aveva messo a soqquadro il reparto di neuropsichiatrica infantile aggredendo medici e infermieri. Infermieri e medici aggrediti che spesso non vanno neppure a denunciare il caso e a prendersi un giorno di malattia.

"Abbiamo provato ad avere tre infortuni in una notte – ha raccontato Pino Del Sordo, infermiere e Rsu della Cgil –. Come fai in questi casi a lasciare il turno per andare a farti medicare? Anche per questo un mio collega colpito da una testata non prese nemmeno un giorno di malattia...". "Avrei dovuto spiegare a mio figlio cosa era accaduto – aveva raccontato Stefano –, e mettere in difficoltà i colleghi già stremati dai turni massacranti".

Il presidente dell’Ordine Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Monza e Brianza, Carlo Maria Teruzzi, è stato il primo a pensare a trovare una soluzione. Mettendo in piedi lo speciale corso di autodifesa in Questura. E ha scritto una lunga lettera a tutti i medici del territorio che parte da due drammatici fatti di cronaca: "L’aggressione che ha portato alla morte della psichiatra Barbara Capovani e l’episodio che ha visto un medico del Policlinico di Milano assalito da un paziente seguito da un Cps brianzolo, sono solo i più recenti di una lunghissima sequenza di episodi violenti ai danni di medici e infermieri, che vanno dalle minacce a lesioni più o meno gravi".

I dati dell’Inail parlano chiaro. E indicano che le aggressioni al personale sanitario sono complessivamente 1.600 l’anno, dagli ambulatori di psichiatria alle guardie notturne, con una media di poco più di quattro al giorno, "mentre la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) rileva che circa il 68% degli operatori sanitari nel corso della vita è stato vittima di almeno un episodio di violenza". Per gli addetti ai lavori questi numeri descrivono, però, solo la punta di un iceberg – fa notare Teruzzi –, dato che le aggressioni verbali non sono quasi più denunciate, pur essendo motivi importanti di stress che possono portare persino ad abbandonare la professione. Di fronte a questo quadro allarmante, dobbiamo avere la possibilità di difenderci, di prevenire la violenza".

Con un appello finale: "Vogliamo che tutti i nostri colleghi e le nostre colleghe siano messi nelle condizioni di proteggersi. Consapevoli che la prima tutela deve essere l’abbattimento del rischio attraverso una serie di interventi basati sulla comunicazione verbale e non verbale finalizzati alla de-escalation dell’aggressività per diminuire l’intensità della tensione e della bellicosità nella relazione interpersonale, riteniamo che sia opportuno insegnare manovre semplici per difendersi dai più comuni gesti lesivi. Per questo motivo abbiamo deciso di promuovere un corso di autodifesa in collaborazione con la polizia di Stato. Il Questore Marco Odorisio ha sottolineato "lo spirito di servizio della polizia, proviamo a dare gli insegnamenti base per gestire chi aggredisce con un pugno o strappando un camicie. Non ci aspettavamo tutte queste adesioni, l’80% da donne, i bersagli più vulnerabili".