MARTINO AGOSTONI
Cronaca

Un monolocale nel bagno pubblico. La storia di Zidane, 6 anni senza lavoro

Marocchino, è in Italia dal 1989 e vive in piazza Cambiaghi

Il senzatetto nei bagni pubblici

Monza, 22 marzo 2015 - Zidane scosta un poco la coperta di lana appesa al soffitto come una tenda per far vedere dove vive. Non serve aprire la porta perché è già aperta, nel senso che resta solo il telaio esterno e quindi per avere un minimo di privacy, e anche di buio per riposare, è stata usata la spessa coperta per fare da ingresso.

Un separé davanti a uno dei tre bagni pubblici di piazza Cambiaghi, quello centrale che probabilmente serviva per i disabili, e che invece è diventata da un paio di mesi la fissa dimora di Zidane, 48enne originario di Tangeri e in Italia dal 1989, oltre che il giaciglio usato da altri clochard per dormire un po’ di giorno al riparo dalla luce e pure da troppi sguardi dei passanti.

Soprattutto il sabato, giorno di mercato la mattina e della passeggiata nelle vie dello shopping monzese il pomeriggio, quando dall’ampio parcheggio di piazza Cambiaghi poche centinaia di metri dietro al Duomo ci passa mezza Monza.

In mezzo, tra la porta del bagno delle signore a sinistra e quella del gabinetto degli uomini a destra, si è sistemato Zidane che dopo aver ripristinato l’ingresso con la tenda/coperta ha ricavato una camera ricoprendo metà del pavimento, e probabilmente anche la turca o quel che rimane dello scarico del wc, con stuoie, sacchetti di plastica, cuscini e coperte per potersi sdraiare, mentre è stato appeso al centro del soffitto un ombrello rovesciato per raccogliere le infiltrazioni d’acqua e tenere almeno asciutto il posto dove dormire.

"Ve lo faccio vedere dove sono finito a vivere - dice con insistenza Zidane -. Ma vi chiedo anche se essere costretti a vivere in un cesso sia più una vergogna per me oppure per voi. Perché io fino al 2009 lavoravo, avevo una casa, e ho pagato in Italia 20 anni di contributi".

Zidane parla correttamente l’italiano, non nasconde che beve e racconta con un certo orgoglio di essere "il quinto immigrato arrivato in Italia. Io ho la carta di soggiorno firmata ancora dal ministro dell’Interno Martelli nel 1989 e fin da quando sono arrivato in Italia ho lavorato regolarmente, ho aiutato tutta la mia famiglia ed ero arrivato anche a fare un mutuo per la casa pagando le rate per 14 anni".

Non spiega altrettanto chiaramente perché non abbia più nulla, parla di un incidente a una gamba e di vergognarsi a farsi vedere così dai familiari, dice quindi di aver perso il lavoro nel 2009, di essere stato poi in Germania, Danimarca, Spagna ed essere tornato anche in Marocco "ma in Italia sono regolare, ho tutti i documenti e ci sono i soldi che ho versato e che adesso chiedo che mi vengano ridati", insiste Zidane che da due mesi rifiuta di tornare nei dormitori.

Mangia grazie ai frati di via Lecco "gli unici che mi aiutano davvero", dice, mentre "preferisco continuare a vivere in un cesso, e tutti lo sanno e mi vedono dalle istituzioni, ai servizi sociali o le forze dell’ordine. E resto qui finché non riconosceranno i miei diritti".