CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Mancano uomini e mezzi, fuga dal Tribunale

La denuncia degli avvocati: "Molti scelgono un’altra sede non solo per carriera ma per l’enorme mole di lavoro in condizioni inaccettabili"

di Cristina Bertolini

Grido d’allarme di magistrati e avvocati per la situazione di carenza di personale e strutture al Tribunale di Monza.

Già a giugno 2021 il Consiglio dell’Ordine degli avvocati aveva pubblicato una lettera aperta al Ministero e all’opinione pubblica, per sollevare le lacune storiche, enfatizzate in tempo di pandemia, che fanno slittare all’infinito i tempi della giustizia monzese.

Ciò ha causato il fuggi fuggi di magistrati dal Tribunale di Monza, come ha fatto notare la presidente della Camera penale Noemi Mariani: "I giudici chiedono di essere destinati ad altra sede, fra cui Milano – spiega la presidente – anche per prospettive di carriera, ma soprattutto a causa dell’enorme mole di lavoro, in condizioni inaccettabili".

A fine 2021, come ricorda Vittorio Sala, presidente dell’Ordine degli avvocati, al Tribunale di Monza l’organico prevedeva 60 magistrati, ma operativi se ne contavano 42 (di cui 26 per il tribunale civile e 16 per quello penale) e ne mancano 18.

Va meglio con i giudici onorari: su 27 in organico quelli operativi sono 22. Pesante la situazione dei funzionari amministrativi: rispetto alle 151 unità in organico sono operativi solo 113, ne manca il 30%, cioè 44.

In particolare tra questi mancano il 60% dei cancellieri, deputati, per esempio a gestire il processo telematico, su cui si accumulano enormi ritardi, semplicemente perché non c’è nessuno a scaricare in locale gli atti.

Da due anni manca il direttore amministrativo del Tribunale.

A giugno 2022 la situazione era ancora in stallo, tanto da indurre la Conferenza permanente a cui partecipa l’ordine degli avvocati a mettere in mora il Ministero, come atto di protesta, chiedendo un tavolo di trattativa per risolvere i problemi monzesi.

Il Tribunale di Monza è dislocato su 10 sedi, tra cui piazza Garibaldi, via Borgazzi, via Casati, via Ferrari, alcuni uffici presso la vecchia Pretura di Desio. Nella sede di piazza Garibaldi, al mattino tutte le stanze sono occupate tra udienze monocratiche, collegiali e Gip.

L’attività si è chiusa per Covid, "ma senza ambienti e senza personale – dice la presidente Mariani – anche la ripresa è stata impossibile e i processi vengono rinviati in blocco".

Lo stesso vale anche per la giustizia civile, come ricorda anche l’avvocato Stefano Parravicini, presidente della Camera civile.

Tra poco l’ala est di piazza Garibaldi verrà ristrutturata per problemi di staticità, continui crolli e caduta di calcinacci; quindi è urgente trovare un’altra sede.

Il Ministero opta per l’immobile dell’ex caserma in piazza San Paolo che però è penosamente insufficiente, mentre Tribunale di Monza e Procuratore si sono attivati per chiedere l’ex Banco San Paolo in via Cavallotti che potrebbe ospitare tutti i giudici civili, i giudici di pace e le cancellerie; eliminando tutti i piccoli uffici sparsi per la città. Resterebbero in via Vittorio Emanuele la giustizia del lavoro, come suggerisce Sala, e tutto il ramo penale, nello storico edificio di piazza Garibaldi. Al contrario piazza San Paolo non coprirebbe tutto il settore civile, ma vi troverebbero posto solo i giudici di pace e l’organismo di conciliazione, attualmente in via De Gradi, e la ristrutturazione costerebbe 17 milioni di euro, contro i 7 circa necessari per ristrutturare lo stabile di via Cavallotti, centrale e vicino alla stazione, per chi arriva da fuori Monza, con un prcheggio da 130 posti. Piazza San Paolo, in zona pedonale rende impossibile trovare parcheggio.

Fra gli aspetti irrisolti si aggiunge il giallo dei fondi necessari alla ristrutturazione. Per la giustizia di Monza un paio d’anni fa il Ministero aveva comunicato lo stanziamento di 50 milioni di euro del Pnrr, più che una boccata d’ossigeno. In realtà, come fa osservare l’avvocato Sala i fondi sarebbero spariti, cancellati non si sa come e del cospicuo pacchetto resterebbero solo 3 milioni. Si unisce all’appello per salvare la giustizia monzese anche l’Associazione giovani avvocati presieduta da Gaia Somaschini: "Ciò crea disaffezione, calo degli iscritti e abbandono della professione – osserva – senza venire in Tribunale non si sviluppano le competenze".

Infatti a causa della mancanza di spazi e persone si utilizzano gli strument alternativi, come la giustizia conciliativa e consensuale che funzionano se e solo se funziona la giustizia ordinaria.