
di Marco Galvani
"La Gilera non è stata soltanto una grande casa motociclistica famosa in tutto il mondo, ma un’avventura imprenditoriale di successo. E sociale. Che ha dato un lavoro e un futuro a tante famiglie di Arcore". Massimo Lucchini Gilera è il presidente del Registro Storico Gilera, un club che con i suoi 260 soci tiene in vita il ricordo di "una avvincente storia tecnica, sportiva ed umana". Che proprio oggi si ravviva a 50 anni esatti dalla morte di Giuseppe Gilera, fondatore di "una delle più interessanti motociclette al mondo". Un imprenditore partito dal nulla, "dimostrazione che con la determinazione e il saper fare si può costruire un marchio amato ovunque". Un mito a due ruote. Fino a quando "il tracollo economico degli anni Sessanta ha progressivamente travolto e cancellato le nostre radici di luoghi e di abitudini, talora di affetti".
Nel 1968 Piaggio rilevò il marchio, il personale e tutte le attività della Moto Gilera spa, società che nel 1986 fu definitivamente chiusa e cancellata dai registri delle imprese. E nel 1993 la fabbrica di Arcore fu venduta e tutta la produzione spostata nello stabilimento Piaggio di Pontedera, in Toscana. Là dove c’è un capannone dedicato proprio alla Gilera. Paradossale. Come singolare è la presenza di un museo Gilera ad Haarlem, in Olanda, dove sono custodite 60 moto tra il 1947 e il 1959. Ad Arcore, invece, non c’è nulla.
"All’estero a volte sono più gileristi di noi – constata Lucchini –. Oggi ci rimane un bel ricordo della Gilera e di quello che ha rappresentato non soltanto nel mondo delle competizioni, ma speriamo che Arcore si convinca di realizzare uno spazio culturale dove possano trovare posto la Gilera, ma anche l’aeronautica Bestetti e dove concentrare anche altri settori culturali". Spazi ce ne sarebbero. Persino vicino al centro di Arcore.
E considerando la Gilera e il polo culturale elementi di interesse sovracomunale, un progetto potrebbe anche ambire a ottenere i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma serve la volontà, anche politica, di realizzare "uno spazio culturale aperto, dove il passato accompagna a proiettarsi verso il futuro", l’ambizione di Lucchini. Che poi è pure un sogno nel cassetto: "Il Comune dovrebbe sposare la causa riconoscendo il valore del marchio Gilera". Altrimenti il rischio è l’estinzione. Ormai Gilera "è un marchio morto, impensabile che Piaggio possa investire in un ritorno alla produzione. In teoria l’unica strada potrebbe essere la vendita a qualche artigiano che possa immaginarsi una produzione di nicchia".
Salite impossibili. Più facile sarebbe valorizzare e proteggere "un mito che dura nel tempo", non soltanto con i raduni internazionali, i giri in Lombardia e i concorsi di eleganza che il Registro storico ancora difende.