STEFANIA TOTARO
Cronaca

Mamma stalker per la figlia Condannata a 6 mesi

Minacce e persecuzioni alla ragazza che le aveva “rubato” il fidanzatino. Ora dovrà dare anche duemila euro di risarcimento alla vittima

di Stefania Totaro

Condannata a 6 mesi di reclusione con pena sospesa, a condizione che paghi 2mila euro di risarcimento dei danni. È la sentenza decisa dal Tribunale di Monza per una mamma accusata di stalking nei confronti dell’amica di sua figlia, a cui la 20enne aveva ‘rubato’ il fidanzatino. "Non avrò pace finché mia figlia non sarà ripagata di tutto il dolore che le avete provocato... dovete stare attenti voi due, avete finito di stare tranquilli", scriveva nel 2016 la 50enne su WhatsApp e Messenger rivolta alla ragazza, che si è costituita parte civile al processo per atti persecutori chiedendo un risarcimento di 40mila euro, il cui pagamento dovesse essere subordinato alla concessione della sospensione condizionale della pena in caso di condanna e all’obbligo per l’imputata di frequentare un percorso terapeutico per evitare di perseguitare in futuro altre persone ‘colpevoli’ di ostacolare la sua famiglia. Secondo la pubblica accusa, che aveva chiesto 8 mesi di condanna, l’allora 20enne è stata vittima, dall’agosto del 2016 alla primavera del 2017, di "un perdurante e grave stato di ansia e di paura, un fondato timore per la sua incolumità" che "la costringevano ad alterare le sue abitudini di vita", a "non uscire da sola, a guardarsi continuamente intorno e a modificare i luoghi solitamente frequentati". Tutto sarebbe iniziato con commenti offensivi sul social, proseguiti con messaggi minacciosi. "Quei due la devono pagare... non mi darò pace finché non li vedrò soffrire il doppio entrambi... Tanto prima o poi dovrai attraversare mentre guido io". E poi ancora la foto di una pistola con il commento "se per difendere la mia vita e quella dei miei cari devo usarla, io la uso senza problemi". Ma non è tutto. La ventenne sarebbe stata anche pedinata e avrebbe scoperto che la 50enne andava in giro a chiedere informazioni su di lei. La ragazza si era rivolta ai carabinieri di Lissone, allegando copie di post e messaggi, testimonianze del fidanzatino e di altri amici e addirittura il video di un inseguimento in auto.

E a uno psicologo per affrontare il trauma della persecuzione. "Soffrivo di ansia, non sapevo come gestirla e mangiavo continuamente, ho messo su 8 chili, ho cambiato la zona dove frequentare gli amici e avevo paura a tornare a casa da sola", ha raccontato al processo. "La madre ha agito per senso di protezione nei confronti della figlia ritenuta un soggetto fragile, ma tutta l’energia messa per risolvere il problema della figlia che soffriva perché era stata lasciata andava incanalata non facendo stalking nei confronti della rivale, ma sul fronte dell’autostima della sua stessa figlia - ha sostenuto la pm in aula - Invece neanche la diffida l’ha frenata". Secondo la difesa dell’imputata, invece, la ragazza non ha neanche frequentato le sedute prescritte dallo psicologo.