L’ultrà e il tentato omicidio Chiesti 9 anni di carcere per il 75enne che aveva sparato

Il tifoso si era inventato una falsa rapina per nascondere il vero movente dell’aggguato: il complice nel frattempo è deceduto per malattia, il giallo di un debito da 30mila euro.

L’ultrà e il tentato omicidio  Chiesti 9 anni di carcere  per il 75enne che aveva sparato

L’ultrà e il tentato omicidio Chiesti 9 anni di carcere per il 75enne che aveva sparato

di Stefania Totaro

Nove anni di reclusione. È la condanna chiesta dalla Procura di Monza per il tentato omicidio dell’ultrà dell’Atalanta, ferito alla schiena da un corpo di arma da fuoco, che si era inventato un tentativo di rapina per nascondere il vero movente dell’agguato. Al processo al Tribunale di Monza erano imputati in concorso A.L., 70 anni, di Bergamo (che nel frattempo però è deceduto per problemi di salute) e S.C., 75 anni, di Sesto San Giovanni, ritenuti responsabili della sparatoria avvenuta la sera del 18 giugno 2020 in via Fiumelatte, periferia estrema di Monza, a due passi da viale Lombardia.

Entrambi hanno alle spalle una sfilza di precedenti dalla rapina allo spaccio di droga. La loro vittima, M.P,. è pure lui di Bergamo, ma di anni ne ha 35, precedenti per spaccio e concorso in rapina in un’inchiesta sul mondo della tifoseria organizzata dell’Atalanta.

Secondo gli uomini della Questura di Monza, la vicenda ruota intorno a un debito da 30mila euro.

Il 35enne è a sua volta accusato in un altro procedimento penale di porto abusivo di arma da fuoco perché, all’appuntamento per la consegna del denaro prestato da A.L., il 69enne si era presentato con l’amico S.C., armati di un fucile e una pistola, ma anche la vittima del tentato omicidio si era portato dietro una penna pistola. Dopo il ferimento aveva finto una rapina, ma gli uomini della Questura erano riusciti a risalire al vero movente della sparatoria e ai presunti responsabili.

L’ultrà si è inizialmente costituito parte civile al dibattimento per ottenere un risarcimento dei danni, ma poi non si voleva presentare per testimoniare davanti ai giudici monzesi come parte offesa. Quando poi si è fatto vivo, ha di fatto scagionato l’attuale imputato, sostenendo che tutta la questione fosse nata e si fosse sviluppata soltanto con il 70enne ormai fuori dal processo causa decesso. Il 35enne ha anche deciso di ritirare la costituzione di parte civile ora che imputato è rimasto solo il 75enne, un uomo a sua volta con gravi problemi di salute, tali da renderlo già in passato incompatibile con la detenzione in carcere in occasione di un arresto.

La pm monzese Michela Versini ne ha chiesto la condanna a 9 anni di reclusione per tentato omicidio, a cui si aggiungono le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, ritenendo priva di credibilità la versione della vittima sul fatto che soltanto il 70enne deceduto era presente all’appuntamento per il saldo del debito e ha sparato, ribadendo che le indagini hanno rinvenuto traccia di due armi da fuoco. L’imputato e il suo difensore, l’avvocato Norberto Argento, ribattono che il 75enne ha soltanto prestato la sua auto all’amico per recarsi a Monza.

La sentenza del processo è stata fissata per la fine di giugno.