Nemmeno l’omicidio della sorella Giovanna Chinnici, 63 anni, l’aveva fermata. Anzi, se possibile, aveva avvelenato ancora di più il suo animo. Tanto che la donna aveva continuato ad avere comportamenti molesti nei confronti dei suoi parenti. Da giovedì scorso però un’ordinanza cautelare di divieto di dimora e avvicinamento l’ha costretta ad andarsene e a trovarsi una nuova casa. Nel pomeriggio del 21 novembre, i carabinieri della Stazione di Nova Milanese hanno infatti eseguito un’ordinanza cautelare che prevede il divieto di dimora e di avvicinamento alle persone offese nei confronti di una 59enne residente a Nova Milanese. Il provvedimento è stato emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Monza, su richiesta della Procura, sulla base di gravi indizi di colpevolezza relativi al reato di atti persecutori.
Le condotte dell’indagata, iniziate nell’ottobre 2023, hanno riguardato ripetute molestie e minacce ai danni della sorella e del nucleo familiare di quest’ultima, con i quali condivideva l’abitazione in una palazzina. Gli episodi, in cui spesso era coinvolto il marito 62enne della donna, Giuseppe Caputo, erano culminati nel tragico evento del 23 ottobre scorso. Era stato quel giorno che l’uomo aveva affrontato la nipote di 28 anni armato di un coltello a serramanico ferendola. A salvarla, era stato il gesto d’amore della mamma, che si era messa in mezzo ricevendo così i fendenti inferti dal cognato. Colpita al petto, la donna, già dipendente ai servizi sociali e volontaria al fianco soprattutto dei bambini, era stramazzata in una pozza di sangue. L’uomo era stato arrestato con l’accusa di omicidio e tentato omicidio ed è attualmente detenuto in attesa di giudizio. Dopo un primo periodo nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Gerardo, è stato trasferito in carcere. La Procura non esclude di chiedere per lui un’indagine più approfondita per chiarire eventuali disturbi psichiatrici. Successivamente all’arresto, la moglie aveva avanzato accuse nei confronti dei familiari delle vittime, sostenendo di essere stata oggetto di minacce da parte loro. Tuttavia, le verifiche effettuate dai carabinieri della Compagnia di Desio, supportate dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza, hanno escluso ogni riscontro alle sue affermazioni, ritenendole infondate. Quello che è certo è che nel complesso immobiliare di via Magellano la tensione era palpabile. Quattro appartamenti, fatti costruire del capostipite, nei quali erano andati a vivere le sue 3 figlie con le rispettive famiglie. Il malanimo si era però insinuato ed era esploso dopo la morte del “pater familias”, nel cui appartamento era rimasta a vivere solo l’anziana madre. Pendeva una querela per atti persecutori presentata proprio nei confronti della famiglia di cui fanno parte l’assassino e sua moglie, ora costretta a trovare casa fuori da Nova Milanese, dove si è trasferita assieme al figlio.
L’ordinanza cautelare – fanno sapere i carabinieri - è stata adottata per garantire la sicurezza delle persone coinvolte e prevenire ulteriori episodi di tensione. L’avvocato Fabrizio Negrini, che assieme alla collega Corinne Buzzi difende da tempo gli interessi del ramo della famiglia della povera Giovanna Chinnici, esprime una moderata e amara soddisfazione: avevano presentato richiesta che si arrivasse a un provvedimento giudiziario simile per impedire nuovi guai.