
Un gruppo di allievi della media Fermi protagonista in piscina, simulando l’assenza di gravità e le condizioni in cui vivono i tetraplegici "grazie alla bravura degli istruttori di Diverse Ability".
Immergersi nell’acqua bendati, guidati dalla mano di un istruttore, mentre la gravità si perde e si iniziano a capire le emozioni che vivono le persone diversamente abili. È un’attività pedagogica, ma anche dal risvolto molto umano quella che stanno vivendo i ragazzi della scuola media Fermi di Villasanta con il progetto “Spazio allo spazio“. Ieri alla Piscina Pia Grande di Monza si sono immersi in acqua legati, bendati, per fare esperienza di subacquea alla stessa maniera in cui la farebbe una persona con disabilità, e allo stesso tempo simulando la preparazione a cui sono sottoposti gli astronauti, propedeutica all’assenza di gravità dell’orbita spaziale.
"Gli astronauti nello spazio diventano diversamente abili - spiega Luca Montano, docente di educazione fisica e ideatore del progetto “Spazio allo spazio“ (insieme al delegato provinciale del Comitato paralimpico nazionale Ivan Borserini) -, sono in una condizione di paraplegia in cui le gambe sono solo agganci che si possono attaccare ai supporti della stazione spaziale. L’iniziativa insegna a non temere le diverse abilità, e una parte importantissima del progetto sta nelle attività fisiche che facciamo fare ai ragazzi". "Quella di oggi - prosegue -, è possibile grazie alla bravura degli istruttori di Diverse Ability, che da anni ci supportano per proporre questa esperienza in acqua". Gli alunni e alunne di 2° E si sono visti a bordo piscina molto coinvolti ed emozionati. "È bellissimo vivere un’esperienza del genere con i miei compagni", è il commento a caldo di Sara. "Ritrovarsi legata alle gambe, con la bombola per respirare, la maschera oscurata e solo l’istruttore che mi guidava è stata un’esperienza che inizialmente mi ha messo paura, ma poi mi ha lasciato una sensazione particolare, quella dell’assenza di gravità, da cui mi sono lasciata trasportare", commenta Melissa, nuotatrice a livello agonistico. La paura iniziale è un concetto espresso quasi da tutti. Stemperato però dalla fiducia di chi li guidava e nella presa di consapevolezza del proprio corpo nello spazio. "La paura inizialmente mi faceva respirare velocemente - dice Diego -, poi però ho avuto beneficio dall’avere la maschera oscurata. Quando sei sott’acqua e vedi sopra la tua testa l’acqua ti impressioni. Se non vedi, ti muovi con più libertà". "Manca il senso dell’orientamento - rincalzano Francesco e Matteo -, ma se ti fidi dell’istruttore ti lasci trasportare e vai. A me questa esperienza ha insegnato a fidarmi di chi mi guida".