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L’ex giudice fallimentare Perillo: "Malaspina? Ero solo il suo avvocato"

Per gli inquirenti sarebbe stato uno dei professionisti compiacenti ma lui in aula ha ribadito di non aver creato “carte false“

"Ho fatto solo il mio lavoro di avvocato". Lo ripete dal primo interrogatorio dopo gli arresti Gerardo Perillo, ex giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Monza mandato in carcere nel 2018 perché ritenuto uno dei professionisti compiacenti di Giuseppe Malaspina. Il costruttore calabrese del Vimercatese è imputato a vario titolo di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, false fatturazioni e altri reati fiscali insieme ad avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti e dipendenti ritenuti dai pm della Procura di Monza Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo la ‘corte dei miracoli’ per tentare di salvare il suo patrimonio immobiliare milionario dal fallimento.

L’avvocato Perillo, difeso dai colleghi Giovanni Santi Alessandrello e Maurizio Bono, ieri si è sottoposto a interrogatorio al dibattimento in corso al Tribunale di Monza, seduto davanti al collegio di giudici presieduto da Alessandro Rossato con una visiera di plastica trasparente abbassata sul viso per precauzione contro il rischio di contagio da Covid-19. "Nel 2013 ho avuto il primo incarico dal geometra Malaspina per una società del gruppo Gimal - ha spiegato l’imputato - Quasi non sapevo, cioè sapevo che Malaspina era un immobiliarista, ma del suo gruppo di società sapevo poco. Fino al 2014 come unico contatto ho portato avanti una causa che abbiamo vinto. Il geometra Malaspina aveva vari avvocati. Poi a giugno 2014, dopo la rinuncia alla nomina di uno studio legale di Milano, mi ha chiesto di seguire il gruppo. Ma erano 17 società, con una pesante situazione debitoria, un carico oneroso da seguire, quindi dissi a Malaspina che accettavo solo se potevo venire affiancato da un altro collega esperto in materia e seguito da Salvatore Tamborino, che era da tempo il commercialista del gruppo e dai dipendenti di Malaspina. Abbiamo svolto un’analisi dell’intero gruppo e delle singole società e abbiamo concluso che non c’erano chances di salvezza e l’unica soluzione restava presentare un’istanza di fallimento per insolvenza irreversibile perchè solo qualche singola società aveva qualche possibilità di cavarsela. Poi la legge fallimentare mette a disposizione diversi strumenti utili come l’esercizio provvisorio o l’affitto del ramo di azienda".

Gerardo Perillo ha negato di avere fatto “carte false“ per aiutare Giuseppe Malaspina. Neanche nell’intricatissima vicenda del prestigioso hotel Ca’ Sagredo di Venezia.

"Il fallimento delle società dell’hotel avrebbe avuto delle conseguenze gravissime sull’affluenza dei clienti stranieri, che non sarebbero mai più arrivati - ha dichiarato l’avvocato Perillo - Quindi non mi sono opposto all’idea di Malaspina su un’ipotesi di liquidazione. Ma era necessario che in questa operazione apparisse un soggetto terzo perchè le banche ormai sapevano che il gruppo Gimal era in crisi quindi avrebbero sbarrato le porte".

Gerardo Perillo è uno degli ultimi imputati a essersi sottoposto all’interrogatorio e ora c’è grande attesa di capire se Giuseppe Malaspina deciderà di sottoporsi alle domande e raccontare la sua versione dei fatti.

Stefania Totaro