Vimercate, sedia contro la prof: corteo degli studenti per difendere la scuola

Nessuno degli aggressori si fa avanti e il preside interroga tutta la classe

I ragazzi del Floriani al corteo

I ragazzi del Floriani al corteo

Vimercate (Monza), 11 novembre 2018 - Orgoglio e pregiudizio. «L’orgoglio da rivendicare», e i «pregiudizi da battere». Ieri, trecento ragazzi del professionale Floriani di Vimercate, dove due settimane fa una prof di storia è rimasta ferita dal lancio delle sedie in una terza di elettricisti, sono scesi in piazza. La pioggia battente, i cartelloni scritti a mano, gli ombrelli tesi al cielo per proteggersi dall’acqua, come dagli strali caduti sulla scuola in questi giorni difficili, hanno fatto da sfondo alla mobilitazione. Dopo le accuse, «gli attacchi» mediatici, e il silenzio ostinato dei responsabili dell’agguato, i compagni si sono ribellati al bullismo e alla fama di «istituto di Serie B».

Con loro a marciare c’erano i docenti, i colleghi dell’insegnante aggredita, le famiglie, le istituzioni del territorio, compresi due deputati di opposte coalizioni, i rappresentanti degli studenti di Monza e Brianza e il provveditorato. Tutto il mondo della scuola. Parola d’ordine: «Vietato generalizzare». Perché «non siamo bulli» e «questa scuola realizza i sogni di tutti, nessuno escluso», dice lo slogan scritto sul lenzuolo che apre il serpentone. All’approdo del percorso, il primo a rompere il ghiaccio è il preside Daniele Zangheri, lo stesso che - appena saputo del ferimento della collega - si è presentato in aula con i carabinieri. Ma ha lasciato il posto ai ragazzi, che hanno chiarito come quanto accaduto sia «un fatto da condannare senza tentennamenti, ma isolato e che non può intaccare il lavoro che migliaia di studenti e insegnanti hanno svolto e continuano a svolgere quotidianamente».

Tutti uniti, tutti compatti. Ma nella manifestazione affollata di volti giovani, due assenze spiccavano su tutte: quella della vittima dell’aggressione, la persona più attesa, che ha preferito restare a casa a curarsi la spalla e «il cuore ferito», come ha detto dopo il fattaccio, e quella dei responsabili. Ancora senza un nome. La «punizione esemplare» annunciata dal ministro Marco Bussetti arriverà. In caccia - discretamente - si è messo lo stesso direttore del Floriani. Sta interrogando personalmente ciascuno dei 22 minorenni presenti al momento del lancio. Uno a uno. E i colloqui stanno finendo, anche se non si sbilancia sui risultati. Sull’altro fronte, quello penale, i carabinieri. In caserma, la chiacchierata informale nello studio del prof Zangheri si trasformerà in una deposizione formale. I giovani saranno attentamente ascoltati come persone informate sui fatti. Perché nessuno, fin qui, ha sentito il bisogno di assumersi le proprie responsabilità, né di scusarsi con la vittima.