Nonna, che cosa ti ha spinto a donare la prima volta? "La gentilezza esce dalla porta ed entra dalla finestra: è un modo di dire tramandatomi dai miei genitori, e significa che se fai del bene, ricevi del bene. Personalmente non faccio del bene per ricevere qualcosa in cambio, mi piace aiutare e donare per la ricerca e la cura delle malattie rare, genetiche, perché occorre trovare migliori cure. Trovo giusto che ognuno di noi faccia la propria parte. Mi dedico anche alle famiglie dei bambini in difficoltà, perché il bisogno non deve essere ignorato; mi è facile comprendere ciò avendo anche io dei figli e come mamma, percepisco tutti i sacrifici".
Che cosa si prova a donare? "Si prova gioia e gratificazione. Da un anno ho in adozione una bambina di 6 anni a distanza. Con una cifra annuale finanzio l’acquisto di cibo e supporto i suoi studi, fino a quando non sarà in grado di provvedere a sé stessa".
Come fai a comunicare con la “tua” bambina? "Ricevo delle lettere scritte da lei e dai suoi tutori che mi informano dei suoi progressi. A volte arrivano anche delle foto".
Com’è per te, quest’esperienza? "Per me, questa adozione a distanza è una bellissima esperienza, è un sollievo sapere che una piccola offerta garantisce un futuro ad una bambina dall’altra parte del mondo. Immagino il suo sorriso e la sua felicità".