CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

La Scala di Monza, il Teatrino di Corte torna a sognare gli antichi splendori

Dono del vicerè alla moglie, fu anche magazzino dopo la morte di Umberto I. Riaperto al termine di 5 anni di restauri, è pronto a ospitare un suo cartellone.

Il Teatrino di Corte

Il Teatrino di Corte

Il teatrino della Villa Reale rientrerà tra i “monumenti nazionali“. Per gli esperti e appassionati di storia monzese a prima vista il provvedimento potrebbe non aggiungere nulla, essendo già il teatrino inserito nel complesso monumentale della Villa reale. "Vedremo quali opportunità potranno aprirsi – auspica Marina Rosa, coordinatrice del Centro documentazione residenze reali –, sarebbe interessante che il Teatrino di corte potesse avere una sua programmazione, comprendente qualcuno degli spettacoli portati a Monza al teatro arciducale (poi divenuto Teatro sociale). All’epoca c’era un direttore artistico, Giuseppe Carpani, che traduceva i lavori portati in scena a Parigi e li proponeva a Monza, come nel 1788 “Nina, la pazza per amore“, commedia di un atto in prosa, versi e musica, ripresa da Giovanni Paisiello". Il Teatrino è stato riaperto all’inizio di quest’anno dopo un lungo restauro a cura della Soprintendenza che ha interessato il rifacimento degli impianti, il ripristino delle macchine da scena, il consolidamento della galleria e il rinnovamento delle pareti.

È un vero teatro di Corte, raccolto, con un palcoscenico in legno e un fondale di scena con soggetto mitologico. Nel lato opposto al palcoscenico è situato il palchetto reale e la balconata. Le pareti e il palchetto reale sono interamente affrescati in stile neoclassico. Addossate alle pareti si trovavano le panche per i cortigiani. In origine il progetto commissionato al Piermarini dall’arciduca Ferdinando d’Asburgo, per il complesso della villa arciducale di Monza (XVIII secolo) non prevedeva un teatro di corte. Già a Milano, infatti, si era deciso di costruire un teatro separato dal palazzo, il Teatro alla Scala.

Anche a Monza si decise quindi di costruire un teatro separato dalla villa, che fu realizzato nel 1778 sull’allora piazza del Mercato, attuale piazza Trento e Trieste, all’imbocco di via Passerini, dove ora si trova l’Agenzie dell’entrate. Era appunto il Teatro sociale che andò distrutto da un incendio nel 1802. Invece in epoca napoleonica, il viceré Eugenio Beauharnais, figliastro di Napoleone e la moglie Augusta Amalia di Baviera amavano molto la musica e al loro arrivo a Monza nel 1807 commissionarono il teatro di corte a Luigi Canonica. Dopo varie ipotesi sulla collocazione, si pensò di utilizzare un vecchio deposito nella zona delle cucine. Il teatro fu dunque ricavato in un ambiente a pianta rettangolare, con un semplice palcoscenico centrale, sopraelevato rispetto al piano della sala. Il primo spettacolo andò in scena a giugno del 1808, in occasione dell’onomastico di Augusta Amalia.

L’ottima acustica è garantita dalla controsoffittatura in legno intonacato che fa da cassa di risonanza. Le pareti furono elegantemente affrescate con decorazioni floreali, maschere e strumenti musicali da Giovanni Perego, mentre il fondale di tela, una scena boschiva di Bacco fanciullo a cavallo di una capretta, fu dipinto da Andrea Appiani, chiamato per la Rotonda. Sotto il palcoscenico, sopraelevato per offrire agli spettatori la migliore visibilità, sono tuttora conservati i meccanismi originali per il cambio delle scene. Alla chiusura della Villa dopo l’assassinio del re Umberto I, fu usato come magazzino. Fu poi rivitalizzato in occasione delle Biennali d’arte di Monza nel secondo decennio del XX secolo. A seguire, fu utilizzato per eventi occasionali e conferenze.