La protesta contro Roma "Gravi ritardi nei ristori"

Da dieci anni stop alle autorizzazioni a nuove attività. Gli ultimi casi aperti

Da anni gli ambientalisti chiedevano la chiusura degli allevamenti di visone in Italia, sia per motivi etici, sia per motivi sanitari. Dal 2014 nel Bresciano non ne venivano più aperti anche grazie alla protesta in scena a Capriolo, dove nelle campagne avrebbe dovuto aprire una maxi- struttura. L’organizzazione Internazionale per la Protezione Animali Oipa, in collaborazione con altri sodalizi ambientalisti come Animal Amnesty, ha raccolto centinaia di firme. Non solo: ha inscenato un grande funerale dei visoni, con tanto di manifestini funebri. Il dissenso di migliaia di persone -le firme furono circa 3mila - portarono poi l’Amministrazione comunale a non concedere l’apertura della struttura sul territorio comunale. Ieri a Calvagese sono arrivati alcuni esponenti della Lav, anch’essa in prima linea contro gli allevamenti, che allo stato attuale dei fatti dovrebbero già essere chiusi. I ristori che avrebbero dovuto arrivare entro il 31 gennaio 2022 non si sono visti e quindi gli ambientalisti sollecitano il Ministro Francesco Lollobrigida a provvedere coi rimborsi di modo da chiudere gli ultimi allevamenti a Castel di Sagro, Cremona e Ravenna. "Solo pochi giorni fa come Lav – dice Valentina Faraone (nel tondo) – abbiamo lanciato un nuovo appello al Ministro denunciando l’enorme ritardo nella definizione delle procedure per il trasferimento dei visoni dagli allevamenti di pellicce alle strutture di ricovero. È evidente come continuare a tenere migliaia di visoni stabulati in sistemi intensivi costituisca un grave rischio per la salute non solo dei visoni stessi, ma anche per l’uomo, dato che questi allevamenti sono possibili serbatoi del Covid". Mi.Pr.