
"La cosa più folle che ho fatto per la Formula 1? Mettermi a cavalcioni di una monoposto, legato in vita da una corda, e scattare foto durante i test. Una roba da matti a ripensarci". Erano gli anni Ottanta. Quelli della Formula 1 leggendaria e dei piloti ruspanti. Ercole Colombo, classe ‘44, era già un’istituzione in quel mondo. Lui e le sue macchine fotografiche. E quegli scatti che solo lui riusciva a vedere. "L’ultima volta l’ho fatto proprio a Monza sulla Renault di Patrick Tambay – ricorda lo storico fotografo della F1 –. Ma quella volta, arrivati alla Seconda di Lesmo il pilota si è dimenticato che c’ero anche io sopra e appena è uscita dalla curva ha schiacciato il gas. Io mi sono quasi ribaltato, mi sembrava di essere in un rodeo, non so come sono riuscito a picchiargli la macchina sul casco, lui si è accorto e ha inchiodato, ma a quel punto gli sono finito davanti e ci siamo ritrovati faccia a faccia. Da allora, ho smesso". Ma "in un certo senso potrei dire che da lì hanno copiato l’idea della GoPro", ci scherza su Colombo. Del resto alla F1 ha dato tutta la sua vita. Lui, cresciuto alle porte dell’autodromo di Monza, "da ragazzini appena sentivamo il rumore dei motori correvamo in pista per vedere chi c’era". Una passione eredità dal padre fotoamatore: "Allora le foto erano in bianco e nero e lui alcuni scatti li dipingeva con i pastelli per le prime immagini a colori – racconta –. Avevamo una biottica, dopo la radio era la cosa più preziosa in casa”. Ercole ha iniziato con i fratelli Brambilla, Tino e Vittorio: "Facevo il commerciale per un’azienda e usavo le mie ferie per seguire il Mondiale di F1. Poi ho dovuto scegliere e ho scelto i motori". Il suo archivio è monumentale, oltre 5 milioni di foto in oltre mezzo secolo di carriera. Soprattutto nel segno della Ferrari. "La prima volta che incontrai Enzo fu come incontrare una divinità", confessa Ercole. Protagonista con le sue foto, insieme al collega Rainer Schlegelmilch, del libro edito da Rizzoli “Ferrari. Nel cuore della Formula 1”. Una raccolta di testimonianze dei protagonisti della storia di Maranello, dall’epoca pionieristica ai giorni nostri.
Nel 1979 Colombo vinse anche il premio Dino Ferrari per una foto a Jody Scheckter a Montecarlo nella stagione in cui vinse il Mondiale: "Per me è stato come vincere l’Oscar. E alla consegna del premio, Enzo Ferrari stringendomi la mano mi diede anche una busta con dentro un assegno circolare di un milione di lire e mi disse “Mi raccomando, li spenda bene per il suo lavoro“. Io ci ho provato".