REDAZIONE MONZA BRIANZA

La passione per la pesca e la seconda vita a Cuba

Barbazza ogni tanto ritorna a Monza, dove vivono la madre Elena e il fratello minore Paolo. Papà Gianni, imprenditore, principale sostenitore di Fabrizio ("per la mia carriera devo essere riconoscente quasi esclusivamente a lui"), è morto lo scorso marzo. Da tempo, ormai, l’ex pilota della Minardi vive a Cuba con la moglie Isis Flores e il figlio Dario. Fabrizio, grande appassionato di pesca, sbarca una prima volta nel Natale 1994 con l’amico Massimo Ciceri, allora presidente della Beta Utensili, l’azienda di Sovico già sponsor della March di Vittorio Brambilla e, più tardi, della stessa Minardi. "Mi trovai bene – ricorda – e perciò, dopo l’incidente, decisi di tornare per un periodo di convalescenza". Barbazza riesce poi nell’impresa di far diventare il suo passatempo un’attività: nel 1998, infatti, apre il centro di pesca Casa Batida a Cayo Largo.

Dieci barche da sei metri con le quali porta gli appassionati a praticare la pesca a mosca in mare: "Venivano pescatori da tutto il mondo . C’era anche chi mi riconosceva per il mio passato nel mondo dei motori: la mia esperienza in Formula 1 era tutto sommato abbastanza recente". Nel 2008 scade il contratto per la gestione del centro di pesca e così Fabrizio cambia attività: diventa rappresentante dei prodotti Beta a Cuba. Adesso ha anche la rappresentanza di prodotti del comparto auto e di componenti per il settore petrolifero. "A Cuba – precisa – devo essere grato, perché mi ha accolto, mi ha dato la possibilità di riprendermi dopo l’incidente e di avviare un’attività". Con il mondo delle corse, ormai, ha chiuso da tempo.

"La mia esperienza in Formula 1 – aggiunge – fu un po’ una toccata e fuga. Non mi sono rimasti contatti di quel periodo". A qualcuno dell’ambiente, però, è tuttora riconoscente: a Frank Arciero, manager in Formula 3.000 e in Formula Indy, e a Massimo Sigala e Patrizio Cantù. L’approdo in Formula 1, però, è solo merito suo. Non si è arreso nemmeno quando, a inizio carriera, un addetto ai lavori sentenziò che non si sarebbe fatto largo nell’automobilismo. Fabrizio lo ha costretto a cambiare idea. "Sono arrivato in Formula 1 – ammette – perché ho la testa dura". Gli resta comunque un rimpianto, quello di non essere mai riuscito a correre con una vettura di Formula 1 in Autodromo. Sulla ’sua’ pista ha iniziato a correre in Formula Monza e ci ha gareggiato nel campionato italiano di Formula 3 con una Dallara. "In Formula 3 – aggiunge – a Monza ho vinto tre gare. Nel 1985 ero in testa pure nel Gran premio Lotteria, ma mi si è rotto il cambio. Avrei tanto voluto correre anche il Gran premio d’Italia di Formula 1, ma non ci sono riuscito".