STEFANIA TOTARO
Cronaca

La ’ndrangheta fa ancora affari. Riciclaggio e false fatturazioni

La relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia sottolinea l’evoluzione del fenomeno

La ’ndrangheta fa ancora affari. Riciclaggio e false fatturazioni

La ’ndrangheta fa ancora affari. Riciclaggio e false fatturazioni

La ‘ndrangheta in Brianza sopravvive, oltre che agli arresti, anche alla pandemia e alla crisi economica. E alle solite attività illecite affianca le false fatturazioni e il riciclaggio di denaro, mentre per lo spaccio di droga si appoggia alla manovalanza straniera, spesso violenta.

È quanto emerge dalla Relazione della Direzione Investigativa Antimafia relativa al secondo semestre del 2022. La Provincia di Monza e della Brianza, si legge nella Relazione, "continua ad essere caratterizzata dalla marcata presenza di diverse forme di criminalità organizzata, nazionale e straniera, che si manifestano tramite le condotte illecite tipiche dei contesti mafiosi: estorsioni, usura, stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, armi, immigrazione clandestina, infiltrazioni negli appalti, corruzione, reati ambientali, ma anche reati fiscali e riciclaggio". Confermata essenzialmente l’esistenza delle Locali di ‘ndrangheta di Monza, Desio, Seregno e Giussano, Lentate sul Seveso e Limbiate, che nella seconda parte dell’anno scorso hanno ancora fatto parlare di loro nelle operazioni delle forze dell’ordine. Come quella del luglio 2022 quando "la Polizia di Stato ha eseguito in provincia di Monza e della Brianza 7 misure cautelari a carico di soggetti appartenenti e contigui alla Locale di Seregno e Giussano, già emersi nella nota operazione ‘Infinito’ del 2010, indiziati di usura, estorsione, spaccio di droga, emissione di fatture per operazioni inesistenti, autoriciclaggio, esercizio abusivo di attività finanziaria". Tra ottobre e novembre 2022, invece, i carabinieri di Cesano Maderno e di Desio "hanno eseguito due provvedimenti restrittivi emessi, rispettivamente, dalle Autorità Giudiziarie di Monza e Milano a carico, complessivamente, di 24 indagati appartenenti a distinte organizzazioni multietniche, a cui sono state contestate varie ipotesi di reato relative all’associazione a delinquere finalizzata al traffico e al commercio di stupefacenti, detenzione di armi e delitti contro la persona e il patrimonio". Più precisamente, uno dei sodalizi "curava l’importazione dall’Olanda e dalla Germania dello stupefacente, mentre entrambi si occupavano dello smercio al dettaglio nella zona del Parco delle Groane estesa su più Comuni delle province di Milano, Monza-Brianza e Como, nonché sui territori di vari comuni delle province di Lodi, Varese e Pavia".

La novità rispetto al passato, dimostrata da queste indagini, è l’appoggio per le attività illecite a "stranieri, spesso clandestini, scollegati da gruppi organizzati, che diventano protagonisti di manifestazioni estemporanee di criminalità ‘diffusa’, compiute per motivi di sopravvivenza ed emarginazione sociale, che assumono particolare rilevanza e generano elevato allarme in quanto, spesso, sono accompagnate da condotte violente e, talvolta, da fatti di sangue".

Come al parco delle Groane, dove si è verificato "un episodio violento costituito da un’aggressione rivolta contro due extracomunitari a colpi di machete e mediante l’esplosione di alcuni colpi di arma da fuoco", fortunatamente senza conseguenze mortali. Il movente: "la reazione a un tentativo di sottrazione di stupefacente da parte delle vittime".