STEFANIA TOTARO
STEFANIA TOTARO
Cronaca

La Madonnina nel bosco: "La grotta va demolita"

Il Parco Valle del Lambro conferma l’ordine del Comune: è un abuso edilizio. Intanto in paese starebbero organizzando una veglia per salvare il manufatto.

Il terreno su cui è stata costruita la grotta con la Madonnina è sottoposto a vincoli

Il terreno su cui è stata costruita la grotta con la Madonnina è sottoposto a vincoli

Il Parco regionale della Valle del Lambro ribadisce il rispetto della legge per l’ordine di demolizione delle opere abusive nel terreno in via Benedetto da Briosco, compresa la piccola grotta con una Madonnina. Per salvarla, invece, in paese starebbero organizzando una veglia di preghiera. Il caso scoppiato a Briosco contrappone l’amministrazione e il pensionato ottantenne Giuseppe Riva, proprietario di un’area boschiva di 3.000 metri quadrati acquistata 45 anni fa e che solo 6 anni dopo è stata sottoposta a vincolo paesaggistico perché inserita nel Parco regionale della Valle del Lambro. Il Comune ora impone l’abbattimento di una piccola baracca in legno che contiene gli attrezzi per la pulizia e il taglio del verde nell’area recintata e di un piccolo stagno di acque piovane, dove all’interno è posizionato il manufatto votivo. Riva in quel terreno ci va insieme a un gruppo di amici per passare il tempo libero, sia pregando sia vivendo momenti di convivialità, in mezzo alla natura. Quindi l’anziano si è rivolto all’avvocato Umberto Grella per presentare ricorso al Tar, in cui viene chiesto l’annullamento del provvedimento comunale ritenuto illegittimo.

"Nessuno mette in dubbio il valore che la grotta mariana può avere da un punto di vista religioso e affettivo - interviene il Parco regionale della Valle del Lambro - ma mettendola in evidenza si fanno passare in secondo piano gli altri abusi contestati, sicuramente di maggior rilevanza, distogliendo l’attenzione dalla finalità dei provvedimenti assunti dagli enti interessati, che agiscono con l’obiettivo di preservare il patrimonio naturale condiviso, facendo rispettare le norme di legge". L’ente specifica che il provvedimento è stato avviato "a seguito di segnalazione di un cittadino" e poi è seguito "un sopralluogo delle Guardie ecologiche volontarie". Infine l’invio al Comune per le rispettive competenze. "La mancata segnalazione di tali abusi si sarebbe configurata come un’effettiva omissione di atti d’ufficio". Secondo il ricorso al Tar, invece, nessuna sanzione può essere avanzata perché "le opere in questione sono state realizzate nel 1979, ben prima dell’entrata in vigore del vincolo paesaggistico".