di Martino Agostoni La guerra in Ucraina ha un forte impatto emotivo, c’è il peso dei rincari di gas e materie prime per i consumatori e le imprese ma, per il resto, la Brianza non è un territorio esposto a gravi conseguenze economiche dal conflitto iniziato a fine febbraio. A fronte di un’alta competitività sui mercati internazionali dei prodotti “made in Monza e Brianza“, confermata da una crescita delle vendite all’estero, tra il 2010 e il 2021, del 46,6%, pari a 3,4 miliardi di euro in più, e a un export del territorio arrivato nel 2021 a un valore di quasi 11 miliardi di euro (che corrispondono al 2,1% del totale nazionale) la parte che riguarda i mercati della Russia e dell’Ucraina è di circa il 2% del totale, pari a circa 212 milioni di euro nel 2021. Ed è un’esposizione verso l’area russa che è in calo da negli ultimi anni, una riduzione dell’export verso quel settore partita proprio dopo il 2014, ovvero l’anno in cui è iniziata la crisi in Donbass: il record di export da Monza e Brianza verso i mercati di Russia e Ucraina è infatti stato raggiunto nel 2013 quando verso quei Paesi si vendeva il 3,1% del totale del prodotto brianzolo destinato all’estero. Sono valori elaborati dalla direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo che ha prodotto in questi giorni un focus sull’economia locale della provincia monzese, mentre un quadro sugli effetti economici che il conflitto russo-ucraino può avere in Brianza lo descrive Pierluigi Monceri (nella foto), il nuovo direttore regionale per l’area di Milano e Monza Brianza di Intesa Sanpaolo. "Il conflitto in Ucraina è arrivato in un momento di ripresa per l’economia monzese, con l’export cresciuto del 17,3% nel 2021 – spiega Monceri –. Ma nel complesso la provincia presenta una bassa esposizione commerciale verso ...
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