REDAZIONE MONZA BRIANZA

La difesa di Giuseppe Malaspina chiama l’ex assessore Antonicelli

La testimonianza per negare di avere escogitato un giro di false fatturazioni

"Fatture per lavori di imbiancatura e rifinitura effettivamente eseguiti e regolarmente pagati". La difesa del geometra Giuseppe Malaspina (foto) chiama a testimoniare Giovanni Antonicelli al processo al Tribunale di Monza che vede l’immobiliarista del Vimercatese imputato di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, false fatturazioni e altri reati fiscali insieme ad avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti e dipendenti ritenuti dai pm della Procura di Monza Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo tutti collaboratori assoldati per fare il suo ‘gioco sporco’.

Malaspina respinge l’accusa di avere utilizzato una ‘corte dei miracoli’ per tentare di salvare il suo patrimonio immobiliare milionario dal fallimento. E anche quella di avere escogitato un giro di false fatturazioni. Così Giovanni Antonicelli, ex assessore monzese e anche lui ex costruttore finito nei guai con la giustizia che lo ha condannato in passato per corruzione per voto di scambio e ora dipendente di una impresa di tinteggiatura, si è visto convocare davanti ai giudici, questa volta come testimone.

"Dal 2012 al 2018 abbiamo eseguito lavori di imbiancatura e rifinitura per la società Costruzioni Sforza facente capo a Malaspina in diversi cantieri a Milano e in Brianza ad Arcore e Villasanta. Poi anche nella sede di via Fiorbellina a Vimercate, dove abbiamo sistemato gli uffici nel 2016 - ha spiegato Antonicelli - I contatti per i lavori da eseguire li tenevamo con il geometra Ghezzi, l’architetto Maschio e l’ingegnere Croci (tutti coinvolti nell’inchiesta della Procura di Monza, ndr). Al maneggio di Ornago abbiamo lavorato per 4 o 5 anni per le facciate e gli interni. Sempre tinteggiature o rifiniture, magari qualche volta anche qualche piccola riparazione muraria, ma poca roba. Le fatture le emettevamo alla Costruzioni Sforza e ci sono state regolarmente pagate". Giuseppe Malaspina, mandato in carcere nel 2018 e uscito solo alla scadenza dei termini di custodia cautelare più di un anno dopo, contesta fortemente il castello accusatorio della Procura di Monza. "Ma quale progetto di distrarre, rubare e fare chissà che cosa. Ho cercato di salvare il mio Gruppo di società e i miei collaboratori e professionisti sono brave persone, sono persone serie e le mie impiegate sono delle brave ragazze e vederci conciati così fa male", ha già avuto modo di dire nel suo lungo interrogatorio prima che iniziasse la lunga sfilata di testimoni della difesa, finora soprattutto incentrati sulle vicende relative al prestigioso hotel Ca’ Sagredo di Venezia e Gritti di Milano.

Il dibattimento ora è stato rinviato al 29 settembre dopo la pausa estiva per sentire altri testimoni.

S.T.