
Interrogato ieri dalla gip, da remoto per le disposizioni anti Covid, l’ex dirigente dello stato civile del Comune di Seregno Marco Radice accusato di abuso d’ufficio per il riconoscimento della cittadinanza italiana a sudamericani con un presunto iter viziato. La giudice, che per Radice deve decidere se disporre a suo carico una misura cautelare interdittiva, ha intanto confermato gli arresti domiciliari per l’argentino accusato di falso nella stessa vicenda insieme a una sua presunta complice connazionale tuttora ricercata.
A fare puntare il faro su Marco Radice, 58 anni, è stato un colloquio intercettato nel 2017 dell’allora assessore ai servizi demografici Gianfranco Ciafrone (coinvolto nella prima maxi operazione ma assolto in primo grado dall’accusa di abuso d’ufficio). "Un altro che devo prendere a calci è Radice dello stato civile, che sta facendo danni... ah guarda c’è una persona che è venuta a gridare per sei mesi che aspetta una cittadinanza già arrivata nei nostri uffici e lui non gliela fa mentre 22 argentini hanno avuto la cittadinanza entro un mese, guarda caso tutti residenti nella stessa via... per me c’è qualcosa che non funziona... perché 22 che abitano nella stessa via... e nello stesso numero civico... quindi non credo che abbiano affittato un palazzo giusto? ho fatto fare il calcolo... sai quanti argentini sono rimasti sul territorio... zero". Accuse di brogli negate dagli indagati.
S.T.