BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Vimercate, la buona salute si paga: il 72% bussa al privato

Per l’Osservatorio di Cittadinanzattiva si spendono 500 euro l’anno a testa. I problemi principali: tempi troppo lunghi nel pubblico e urgenze non rispettate.

La buona salute si paga. Il 72% bussa al privato

Vimercate (Monza) – Spese per visite private fino a 500 euro l’anno, tempi troppo lunghi nel pubblico e urgenze non rispettate. Il 22% dei pazienti boccia il pronto soccorso: è la fotografia scattata dall’Osservatorio di Cittadinanzattiva, un’indagine a tappeto sulla sanità di casa. Hanno risposto quasi mille vimercatesi di tutte le età intervistati dai ragazzi dell’Einstein all’ospedale, al supermercato, alle Torri Bianche per conto dell’associazione che difende i diritti dei malati.

Per il grosso dei partecipanti, il 68,9%, il medico di famiglia è il primo punto riferimento quando ha un problema di salute, ma il 33,4% ha detto "di non essere soddisfatto dell’attesa per la visita su appuntamento", in generale, invece "sono garantite quelle d’urgenza, anche se raramente a domicilio". Nell’ultimo anno, il 77% è stato da uno specialista o si è sottoposto ad esami prenotati in modi diversi: al Cup (42%), al telefono (43%) o via internet (15%). Molti erano urgenti (53,9%), ma l’indicazione non è stata rispettata il 35,9% delle volte. E anche per gli altri i tempi "si sono rivelati eccessivi". Il 72% ha deciso di saltare le liste chilometriche rivolgendosi al privato, il 40% ha speso almeno 200 euro da solvente, ma molti sono arrivati a 500. Anche sul servizio d’urgenza è emerso un quadro in chiaroscuro. Oltre la metà degli interpellati, 50,7%, è stato al pronto soccorso, il 30% ci è rimasto fino a 4 ore, il 42% da 4 a 8, e il 28% più di 8 ore. Il 36,7% si è detto "molto soddisfatto del servizio", per il 22,1% invece "è pessimo".

Il terzo blocco di domande riguardava cronicità, una condizione che tocca direttamente il 38,7% del campione, disagio mentale e assistenza a disabili. L’87% ha un programma specifico di controlli e la maggioranza apprezza il modo in cui è seguita. Mentre in 150 si occupano di una persona con handicap o non autosufficiente: 59 hanno detto di avere assistenza sanitaria infermieristica a domicilio; 75 ricevono l’assegno d’accompagnamento. Infine, l’11,4% ha avuto bisogno di supporto psicologico post-Covid, per sé o in famiglia. Il 43,2% in età scolare. Oltre la metà delle 111 persone con disturbi di questo tipo si è rivolta al privato. "Dietro i numeri ci sono le persone, ognuna con la propria storia e bisogni specifici", sottolinea Pippo Natoli, referente sul territorio di Cittadinanzattiva. Un monito a non lasciare indietro nessuno. Importanti anche le indicazioni ottenute dalla platea alla presentazione dei risultati: "Procedure di prenotazione più efficaci, maggiore trasparenza delle liste di attesa, più investimento nelle Casa di comunità".