Introvabili. Stipendi d’oro per cucitrici e tappezzieri

Nella patria dei mobilieri i giovani snobbano i mestieri ben retribuiti legati all’arredo di lusso.

Introvabili. Stipendi d’oro per cucitrici e tappezzieri

Introvabili. Stipendi d’oro per cucitrici e tappezzieri

Falegname, tappezziere, sarta, cucitrice per divani, sono le competenze che vanno a sparire, così come mobili e divani artigianali, anche in Brianza, patria del legno arredo. I pochissimi sul mercato sono pagati a peso d’oro e cambiano azienda per offerte sempre più vantaggiose. La pluralità delle offerte formative, la giovanissima età dei ragazzi che in terza media faticano a programmare il futuro, l’influenza dei genitori che puntano a professioni prestigiose è "un mix che rischia di far scomparire l’artigianato di lusso nel settore del mobile", è il grido d’allarme di Francesca Ronzoni, responsabile Cfp di Meda, Centro formazione professionale (Afol Monza e Brianza) che ha fra le specificità il corso per operatori del legno e poi design del legno arredo a Lentate.

Un tempo, alla fine della terza media, le famiglie indirizzavano i figli verso le scuole professionali per imparare presto un mestiere. Poi gli stessi artigiani hanno cominciato a incoraggiarli a proseguire gli studi per trovare il lavoro d’ufficio. E così tutti tentano il liceo, in alternativa l’istituto tecnico e solo come ultima spiaggia il centro di formazione professionale. Le classi di operatore del legno contano da 14 a 5 iscritti dalla prima alla quarta per tecnico; quelle per tappezziere da 9 a 3 iscritti l’ultimo anno per tecnico delle lavorazioni tessili e sviluppo del prodotto, e quelle per sartoria da 15 a 8.

"Andiamo negli open day e alle scuole medie – spiega Francesca Ronzoni – per spiegare che falegnami e tappezzieri non solo trovano lavoro sulla soglia della scuola, ma con stipendi da tremila euro netti, nelle grandi aziende artigianali del mobile di lusso che producono capitonet (divani con bottoni fatti artigianalmente) in pochi pezzi, personalizzati e venduti in tutto il mondo". I ragazzi non considerano questa opportunità, i genitori ancora meno e neanche i cittadini che vivono a pochi passi dalle prestigiose aziende artigianali famose nel mondo, le conoscono. Come spiega la direttrice, tranne alcune fasi della lavorazione ancora svolte a mano, il lavoro del falegname-mobiliere non è più in una bottega piena truccioli di legno ovunque: si tratta di un’industria 4.0 quasi completamente informatizzata. “Operatori del legno“, “operatore lavorazione tessuti“: "Chiediamo a Regione Lombardia di dare a queste professionalità dizioni più moderne e attrattive", dice la direttrice. Nella società dei social, il nome crea l’immaginario. "Così, volendo ricollocare come cucitrici le sarte di un’azienda tessile in chiusura, non abbiamo avuto riscontro. Tutte hanno scelto di andare a fare la wedding planner, in teoria più chic e prestigioso".

Cristina Bertolini