Seregno, paziente morta dopo intervento estetico: "Maria Teresa poteva essere salvata"

Il perito: "Il chirurgo non ha saputo rianimarla"

 Maria Teresa Avallone

Maria Teresa Avallone

Seregno (Monza), 17 agosto 2019 - «Maria Teresa poteva essere salvata, ma il chirurgo non ha saputo rianimarla». Antonio Avallone è il fratello di Maria Teresa. Fa l’avvocato, e ha deciso di seguire personalmente le indagini per cercare la verità sulla morte della sorella, deceduta l’8 marzo dopo tre giorni di coma per una reazione durante la preparazione con anestesia locale a un trattamento estetico.

E ora che il medico legale incaricato dal pm della Procura di Monza Sara Mantovani, ha completato la relazione sull’esito dell’autopsia, l’avvocato Avallone non ha dubbi: «È emersa la responsabilità del chirurgo estetico, e certamente andremo verso il rinvio a giudizio». Secondo la perizia firmata da Luca Tajana, professore del dipartimento di medicina legale dell’università di Pavia, «il cuore di Maria Teresa è rimasto fermo per troppo tempo, la rianimazione non è stata effettuata nei tempi adeguati – riferisce il legale –. C’è stato un grave problema nella gestione dell’emergenza da parte del chirurgo Maurizio Cananzi».

Originaria di Salerno ma da anni residente a Desio, un lavoro all’ufficio accettazione dell’ospedale San Raffaele di Milano, Maria Teresa il 5 marzo si era recata, per un trattamento in day hospital di rialzo dei glutei con fili sottocutanei, nell’ambulatorio di chirurgia estetica in via Stoppani a Seregno. Non era la prima volta che si sottoponeva a piccoli ritocchi, anche con somministrazione di anestesia locale. La prima, invece, in quello studio. Lì, «entro una decina di minuti dalla somministrazione dell’anestetico, è avvenuto l’arresto cardiaco». Immediatamente il chirurgo, che in quel momento si trovava da solo con la paziente all’interno dell’ambulatorio, ha iniziato il massaggio cardiaco e ha chiesto l’intervento del 118. Alle 16.09, l’arrivo dell’ambulanza e alle 16.46 il ricovero in Neurorianimazione al San Gerardo di Monza.

Ma i 30 minuti trascorsi prima che il cuore tornasse a battere avevano provocato un esteso edema cerebrale e la comparsa di lesioni ischemiche diffuse. Le terapie al San Gerardo non sono state sufficienti. Così, alle 10.35 di venerdì 8 marzo, Maria Teresa è morta senza mai essersi ripresa. «Il medico legale ha stabilito il nesso causale tra l’anestetico e l’arresto cardiaco – continua l’avvocato Avallone –. Ma ha chiarito pure che quella reazione poteva essere reversibile. Del resto, tutti gli esami effettuati hanno confermato che mia sorella era sana, non aveva patologie proprie che potrebbero averne provocato il decesso. Se il chirurgo estetico avesse saputo gestire quell’emergenza, Maria Teresa si sarebbe potuta salvare». La consulenza del medico legale «farà piena prova».