Monza - Era stato sottoposto dal Tribunale di Monza all’obbligo di dimora a Cavenago Brianza dove vive e al divieto di avvicinamento a meno di 300 metri, e con qualsiasi mezzo anche telematico, a due ragazze che avrebbe violentato quando erano minorenni 7 e 6 anni fa. Invece avrebbe fatto pervenire alle presunte vittime un messaggio per interposta persona e la misura cautelare è stata modificata con quella più pesante della detenzione in carcere. S.M., che ora ha 27 anni, era scampato alla prima querela per violenza sessuale presentata nel 2015 da una 17enne e poi archiviata per mancanza di prove sull’effettivo dolo nel suo comportamento.
L’anno scorso però un’altra presunta vittima ha confidato di essere stata abusata dallo stesso giovane 5 anni fa quando aveva 16 anni e loro l’hanno convinta a presentare la denuncia. Gli inquirenti, che su questa indagine mantengono il più stretto riserbo, hanno quindi notato le somiglianze con la precedente querela e l’hanno ripescata. Identica la soffitta degli orrori, con un divano e una teca con dentro un’iguana e con la presenza di attrezzi sportivi e da lavoro, dove le ragazze hanno raccontato di essere state portate dall’allora ventenne con la scusa di fare due chiacchiere sulle rispettive situazioni sentimentali e che poi si è scoperto appartenere all’abitazione monzese della nonna del giovane. Identica la presunta aggressione sessuale, in un caso non portata completamente a termine per la forte reazione di una minorenne. Accuse negate ora come allora dal 27enne, che dovrà difendersi però da una cella del carcere. Le ragazze, che neanche si conoscono tra loro, verranno sentite in incidente probatorio per consolidare la loro ricostruzione delle accuse mosse a S.M. Nell’ordinanza, dove l’indagato viene ritenuto un "aguzzino seriale", emergono anche i racconti di altre ragazze.