ALESSANDRO CRISAFULLI
Cronaca

Costretto a 37 operazioni dopo infortunio e mai risarcito: "Voglio almeno le scuse"

Matteo Mondini ha perso un braccio a causa di un incidente sul lavoro nel negozio di una monzese

Matteo Mondini, a cui era stato amputato un braccio, durante una protesta

Cesano Maderno, 9 novembre 2021 - «Per dieci anni è sparita, nemmeno una telefonata per sapere come stavo....". Un fantasma. Nullatenente. E dopo tutto questo tempo Matteo Mondini, l’ex fabbro cesanese diventato testimonial nazionale sulla sicurezza sul lavoro dopo il drammatico infortunio del 2010 in un negozio di Monza, ha reincontrato la donna che – secondo quanto stabilito dalla Cassazione – gli deve 195mila euro di risarcimento danni. Per quella tremenda folgorazione nel suo negozio di abiti da sposa, per l’assenza del salvavita, che è costata a Matteo 37 operazioni chirurgiche, un braccio amputato, un pacemaker e 135mila euro di spese.

L’appuntamento a sorpresa è riuscito grazie alla trasmissione Le Iene, che ha mandato in onda un servizio sull’incredibile storia di Matteo. Un servizio dove è emerso che la signora, intercettata proprio in centro a Monza, avrebbe intestato ben quattro case, dal valore complessivo di oltre 800mila euro, alle figlie, "perché la sua unica preoccupazione allora era di risultare nullatenente", ha anche raccontato un’ex collega di lavoro. "Ma cosa posso fare? - ha detto la donna, quando Mondini l’ha fermata -. Se avessi avuto soldi te li avrei dati ma dopo un anno ho chiuso l’azienda. Adesso non lavoro e non ho soldi". All’epoca la diretta interessata aveva anche una agenzia di organizzazione eventi, con la quale frequentava i posti più lussuosi della Sardegna. "Cercherò di farlo, di dargli un tot al mese...ho sempre voluto risarcire Matteo, figurati...", ha detto, prima di chiudersi dietro un portone.

Matteo, che da allora ha trasformato la rabbia in energia, per sensibilizzare sull’importanza della sicurezza nei luoghi di lavoro, non si ferma: "Quando ho visto la signora avevo una forte tachicardia - racconta -, ho pensato ai miei figli, a mia moglie, a tutto quello che abbiamo subito, mi sono fatto forza per far valere i miei diritti. Dopo tre gradi di giudizio, è stata condannata al pagamento di 195mila euro, ma io non ho mai visto un soldo. Tutti adesso hanno capito il comportamento scorretto nei miei confronti: si metta una mano sulla coscienza e mi contatti per cercare una trattativa. Non voglio quei 195 mila euro subito, ma spero che si penta, chieda scusa, sono pronto anche a perdonarla, con spirito cristiano, ma devo vedere in lei l’interesse, serio, a venirci incontro per cercare di darci una vita dignitosa".