Incidente alla St: "Test di sicurezza per le ditte in subappalto"

Migliorano le condizioni del lavoratore più grave, investito dalla fiammata sprigionata dal traliccio. Il sindacato chiede garanzie

Migration

"Test sulla sicurezza per le aziende in subappalto". I metalmeccanici accelerano sulla partita dopo il doppio infortunio di giovedì nel cantiere della nuova fabbrica dei wafer in silicio alla St di Agrate, l’R3.

"I due operai non sono in pericolo di vita, uno è stato dimesso, l’altro si è stabilizzato", spiegano Fim, Fiom e Uilm al termine di una giornata di incontri e contatti con i responsabili della sicurezza.

"Entrambi sono dipendenti di due ditte esterne, responsabili in toto dell’accaduto".

A far temere il peggio erano le condizioni del 24enne di origini palestinesi investito direttamente dalla fiammata in arrivo dal traliccio sul quale era al lavoro "a sette metri di altezza, dove, per fortuna, era imbragato correttamente – spiega Francesco Caruso, segretario della Uilm Milano Monza Brianza –. La buona notizia è che non è stato folgorato. Quello che fa stringere il cuore invece è che il suo corpo fumasse dopo essere stato coperto d’acqua dell’antincendio scattato con le fiamme".

St, che "non ha responsabilità dirette in quanto successo", ha convocato gli Rls, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, ieri alle 9 per riferire quanto ricostruito sinora da Ats.

Gli ispettori hanno messo in fila la catena di aziende che hanno vinto la commessa e i terzisti che erano effettivamente al lavoro nel sito affacciato sulla Milano-Brescia: "Al Impianti (Cariglio) e Az Impianti (Meridionali Impianti)".

Gli esperti stanno valutando il rispetto delle norme antinfortunistiche.

"In attesa dell’esito delle indagini non c’è dubbio che l’incidente confermi che anche in società estremamente attente alla tutela del personale come St, il subappalto sia un elemento di rischio – dicono i sindacati – per questo chiediamo alla direzione di vigilare ancora di più su situazioni come questa".

Caruso va oltre. "Non è solo un problema di formazione, ma anche di cultura, per invertire davvero la rotta sul fenomeno e non contare più morti e feriti dobbiamo cominciare a insegnare la sicurezza alle elementari. È un investimento che non si può più rimandare, per avere una generazione davvero consapevole serviranno almeno 15 anni".

Nell’immediato "bisogna verificare che le ditte esterne rispettino le prescrizioni di protezione e se non è così, si revochino le commesse".

E oggi i lavoratori scioperano per la sicurezza fermandosi due ore per ogni turno. Si replica anche domenica e lunedì.

Bar.Cal.