
L'autodromo di Monza
Monza, 14 luglio 2014 - Adesso che la Procura e la Guardia di Finanza di Monza hanno portato allo scoperto un sommerso fatto di un «sistema di incassi in nero che sarebbero sempre sfuggiti alla contabilità ufficiale della Sias» attraverso un giro di biglietti venduti su canali non convenzionali e presunte fatture per operazioni inesistenti alla base di una maxi evasione fiscale per circa 3 milioni di euro, si accendono i sospetti sul ritrovamento nel settembre scorso, di una valigetta piena di documenti ma soprattutto di contanti. Un tesoretto di 105mila euro abbandonato per strada alle porte del centro storico. Una ventiquattrore notata da un passante fra due auto parcheggiate, consegnata alla Polizia e in poche ore restituita al proprietario, un berlinese di 72 anni.
In commissariato il tedesco spiegò candidamente che quei soldi gli sarebbero serviti per un evento in Autodromo. Proprio in quei giorni giorni, l’ultimo fine settimana di settembre, in pista c’erano le gare di auto del Porsche Club Nurburgring. Proprio una di quelle manifestazioni che oggi risultano essere oggetto d’indagine. Perché i riscontri effettuati dai finanzieri dimostrano una sospetta non corrispondenza fra i prezzi di listino dell’Autodromo per il noleggio della pista e gli incassi documentati. Ancor più sospetti perché «non c’è alcuna direttiva o disposizione attributiva della facoltà, in capo al direttore generale (Enrico Ferrari, ndr) di praticare tariffe agevolate o comunque non in linea con quanto previsto dai listini ufficiali annualmente aggiornati».
Nel mirino, gli affitti del circuito da parte di due società svizzere - Kuno e Moto Center Thun - e di una tedesca - Porsche Club Nurburgring Sportpromotion - fra il 2007 e il 2012. Ci sono casi in cui il pagamento documentato è la metà di quanto previsto dal listino e addirittura fine settimana in cui la pista risulterebbe data a titolo completamente gratuito. E visto che di sconti e di trattamenti di favore non ne sono previsti, gli investigatori ritengono che la differenza o l’intero importo venisse versata in contanti nelle mani del direttore Ferrari.
La consuetudine cambia, però, nel 2013, quando l’inchiesta appura che il nuovo management dell’Autodromo applica i prezzi previsti da listino e fattura corrispondenti importi. E tornando ai 6 anni sotto esame dalla magistratura, i conti sono presto fatti, arrivando a calcolare un mancato introito sofferto da Sias di almeno 1.033.400 euro presumibilmente gestiti, secondo l’accusa, dall’ex direttore.
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