
Sono chiamati alle urne 32.600 elettori con la grande incognita dell’astensionismo. Dovranno scegliere fra Andrea Villa, Carlo Moscatelli, Alessio Alberti e Iaia Piumatti.
La clessidra è quasi esaurita: ultima settimana prima della chiamata alle urne. Saranno circa 32.600 gli elettori incaricati di scegliere il sindaco che guiderà la città nei prossimi cinque anni. La grande incognita, al di là del nome del vincitore, è data dall’astensionismo. Mai come questa volta si teme che l’appuntamento elettorale possa essere snobbato dai cittadini.
La colpa, di sicuro, è della disinformazione: il fatto che in tutta la Lombardia si voti soltanto in 18 Comuni non aiuta. Non tutti i cittadini sono consapevoli di dovere andare a votare. Desio, oltretutto, questa volta risulta la città più grande chiamata alle urne. Di conseguenza manca l’effetto traino da parte di qualche grande città. I candidati, insomma, i voti dovranno guadagnarseli da soli. Sono quattro quelli corsa, e forse i cittadini non si sono accorti nemmeno di questo. Una campagna elettorale davvero soft quella che si è vista in città. Niente toni eccessivi, niente polemiche rilevanti. Nemmeno, salvo qualche eccezione, i classici manifesti elettorali strappati: nell’epoca dei social network cambiano anche i metodi di condurre le battaglie elettorali.
Il centrodestra, fallito l’ultimo tentativo con lo scioglimento del consiglio comunale avvenuto a gennaio, ci riprova con Andrea Villa. Era il vicesindaco di Simone Gargiulo, raccoglie il testimone per cercare di dare continuità all’attività amministrativa. È sostenuto da Lega, Forza Italia, Indipendenza, Fratelli d’Italia e Villa Sindaco Desio Ideale. Per lui, insomma, centrodestra ricompattato dopo gli ultimi anni in cui Forza Italia sedeva tra i banchi dell’opposizione, con il sindaco Gargiulo che aveva deciso di aderire al partito che lo contestava. Se il centrodestra in città ha sempre il suo peso (ma ha nel suo curriculum anche tre fallimenti con la necessità dell’arrivo del commissario prefettizio), non si può di sicuro snobbare il nome di Carlo Moscatelli. Ha alle sue spalle una coalizione che riunisce il Partito Democratico, Italia Viva e il Polo Civico. Questo, a sua volta, è un interessante esperimento politico che mette insieme più liste civiche del territorio: Desio Viva, Desio Libera e Insieme per Desio. Moscatelli, uomo di esperienza e uomo del dialogo, è la persona giusta per mettere d’accordo tutta la coalizione. Di queste caratteristiche c’è bisogno da quelle parti, visto che accanto al Pd ci sono anche i consiglieri usciti da Fratelli d’Italia per questa santa alleanza contro il centrodestra. Trovare un’intesa non sarà sempre facile. Alessio Alberti si definisce unico candidato di centro e tenta di intercettare i moderati. Per lui Moscatelli, vista la presenza Pd, è di sinistra. Alberti è sostenuto dalla sua lista civica Desio Popolare, da Azione e dal Partito Repubblicano Italiano. Agli elettori ha già mandato un avvertimento: "Se votate il centrodestra avete la continuazione dell’amministrazione uscente, se votate a sinistra ritrovate chi ha governato la città nei 10 anni precedenti e che avete già mandato a casa". Insomma si propone come il nuovo. Tra i candidati, infine, anche una donna. È Iaia Piumatti che ha l’appoggio della Sinistra per Desio e del Movimento 5 Stelle e dell’ex parlamentare Davide Tripiedi. Un accordo trovato sulla condivisione del programma elettorale più che dalla vicinanza politica. Anche lei avverte gli elettori sostenendo di essere l’unico candidato di sinistra, non considerando tale Moscatelli che ha con sé ex esponenti di Fratelli d’Italia e della Lega. In campagna elettorale ha già fatto sentire la sua voce anche con posizione controcorrente su temi di stretta attualità. Che vinca o che perda, non sarà la statuina in mano ad altri.
Per i quattro candidati ora solo pochi giorni per cercare di fare capire ai desiani che devono presentarsi ai seggi elettorali.
Si vota domenica 25 (dalle 7 alle 23) e lunedì 26 (dalle 7 alle 15). L’eventuale ballottaggio è in programma domenica 8 giugno (dalle 7 alle 23) e lunedì 9 giugno (dalle 7 alle 15), in concomitanza con la consultazione referendaria. Dopo la chiusura delle urne, se si va al ballottaggio, la precedenza sarà data allo scrutinio dei referendum.