
di Martino Agostoni
È arrivato all’ultimo atto il dramma dei teatri e, se non subentra presto un colpo di scena, il sipario si chiude, stavolta però, per non rialzarsi più. Appare già scritto il copione degli effetti dell’emergenza sanitaria sul mondo dello spettacolo e della cultura, in particolare quello delle realtà locali, delle piccole compagnie e dei teatri cittadini come è, a Monza, la storica sala parrocchiale del Carrobiolo, il teatro Villoresi aperto dal 1921. E che nel 2021 sta per chiudere per sempre. È un grido d’aiuto quello che lancia Gennaro D’Avanzo, il direttore artistico che nell’estate del 2019 ha raccolto la sfida di portare avanti l’attività del Villoresi che già allora manifestava qualche difficoltà a far quadrare tutti i conti. Ma la prima stagione di D’Avanzo, uomo di teatro con un’esperienza trentennale, ha funzionato sia nella gestione sia nel ritorno di spettatori con circa 200 abbonamenti fatti.
Ma ha funzionato fino al 22 febbraio 2020, da quando "siamo obbligati a stare chiusi senza che ci sia alcuna alternativa né ci venga riconosciuto un ristoro", spiega D’Avanzo. In estate c’è stato uno spiraglio: il Villoresi nonostante tutto a settembre era pronto con un cartellone di 10 spettacoli per la nuova stagione 2020-2021, in poche settimane la campagna abbonamenti ha superato i 160 spettatori, a ottobre la sala è riuscita a riaprire per un paio di spettacoli ma a novembre tutto è stato chiuso.
"Siamo fermi da 11 mesi senza alcun criterio – dice il direttore del Villoresi – Se c’è un posto sicuro sono i teatri: possono contingentare gli ingressi, hanno spazio per tenere le persone alla giusta distanza, si può controllare la temperatura di chi entra e se serve prenderne il nome. Si possono rispettare tutte le regole, ma ai teatri non viene permesso di aprire neanche in zona gialla. Noi eravamo pronti a riaprire in piena sicurezza, ma a novembre tutto è saltato e non ci venono riconosciuti ristori".
Sulle oltre 5.000 sale in Italia il governo ha stanziato circa 30 milion, poi distribuiti a circa 750 teatri e sufficienti a far arrivare al Villoresi una tantum di 10.000 euro. "Ma 10mila euro non possono compensare 11 mesi di chiusura. Io, come direttore, possono non essere pagato e infatti non prendo nulla da febbraio, ma tutte le altre spese di gestione restano – dice D’Avanzo – Per i piccoli teatri questo sistema porta alla fine, perché se non facciamo spettacoli restiamo a zero incassi, e falliamo".
D’Avanzo chiede un cambio del copione, non più un dramma composto tanti brevi episodi scanditi dal susseguirsi continuo di nuovi Dpcm che portano sempre allo stesso finale, ma una trama chiara e lunga che permetta agli attori di esprimersi. "Con l’arrivo della bella stagione, dovrebbero permettere almeno di farci organizzare spettacoli all’aperto – propone D’Avanzo - mentre per la prossima stagione 2021-2022 devono darci con anticipo indicazioni chiare sulle regole da seguire. Si possono benissimo organizzare piccoli spettacoli, per poche persone alla volta, anche solo 20 o 30 spettatori ben distanziati: al Villoresi siamo pronti ad adattarci e vediamo che il pubblico monzese c’è e ha voglia di tornare a teatro. Ma se neanche questo viene permesso e l’unica decisione presa per i teatri è confermare le chiusure senza neppure darne ristoro, è la fine. Un teatro come il Villoresi chiude il sipario e non lo riaprirà più. Il mio grido d’aiuto è: dateci la possibilità di non morire".