Il segreto del successo? Il sorriso Dentro la tazzina non c’è solo caffè

Diego Mazzucchelli: per stare al passo con i tempi servono qualità e flessibilità (e il servizio è tutto)

Il segreto del successo? Il sorriso  Dentro la tazzina non c’è solo caffè

Il segreto del successo? Il sorriso Dentro la tazzina non c’è solo caffè

di Monica Guzzi

"Dopo la pandemia è cambiato tutto. Il lavoro è ripreso alla grande, ma è tutto più complicato: sono cambiati gli orari e sono cambiate le persone. Noi dobbiamo adattarci, ma il bicchiere è mezzo pieno".

Diego Mazzucchelli, amministratore unico di Sdm Holding (gruppo Turnè) e responsabile del settore pubblici esercizi di Confcommercio Unione commercianti di Monza e circondario, accetta come tanti colleghi la sfida del cambiamento.

Una sfida che, oltre ad avere portato gli addetti i lavori a rimboccarsi le maniche, oggi punta soprattutto sulla qualità, l’efficienza e la flessibilità.

Bar e ristoranti sono stati i primi a ripartire dopo il Covid. Eppure qualcosa è cambiato. Che cosa è successo sul mercato? Come è possibile reagire?

"Con l’aumento dei costi, e quindi dei prezzi, il cliente ora si aspetta qualcosa di più e noi dobbiamo fare i conti prima di tutto col personale che scarseggia. Si fa fatica a trovare lavapiatti, i cuochi vogliono fare la settimana di cinque giorni, tutti sperano di essere liberi sabato e domenica, i ragazzi di sala non sono disponibili a fare più ore, vogliono lavorare 40 ore la settimana e oggi è più complicato".

Come si può rimediare? Resiste ancora l’attività familiare, un microcosmo economico dove tutti fanno tutto?

"Oggi stai sul mercato se sei un grande gruppo. E poi ci sono le attività familiari, che seguono altre logiche. I locali a conduzione familiare stanno in piedi sì, ma sono sempre meno. Oggi non ci sono confini, in un mondo globalizzato sono molti a scegliere di trasferirsi all’estero".

Nel food è tutto più difficile?

"Gli stellati faticano a stare dietro ai costi. C’è un’evoluzione importante in corso. Ci vuole tanta flessibilità e tanto personale. Bisogna adattarsi alle nuove dinamiche: c’è il delivery, c’è lo smart working".

La ricetta?

"Flessibilità, dinamicità, modernità. Una struttura leggera".

E poi?

"Per esempio fidelizzare i dipendenti. Tanti ragazzi li ho inseriti nella società, aiuta la condivisione e incentiva il senso di responsabilità".

È il ritorno dei bar ristoranti?

"I locali sono come gli aerei: più stanno in volo e meglio ottimizzano i costi. Ecco che si comincia dalla caffetteria per proseguire con la ristorazione. In questo modo si possono garantire 40 ore di lavoro a settimana alle persone su un turno unico".

E la clientela dei locali come risponde?

"L’affluenza c’è, anche se aleggia ancora il malessere. C’è chi è più aggressivo, o critica. Il 90% del successo è legato al servizio, è nel rapporto col cliente che si gioca la partita. C’è tanto capitale umano, anche se poi sono i numeri a dire se un’azienda sta bene".

Come valuta il contest “Al bar come a casa tua“?

"È interessante, perché cattura l’attenzione del cliente. Anche il mondo della caffetteria si sta arricchendo: oltre al caffè c’è il laboratorio di pasticceria, oppure il gelato. È un nuovo trend, dove è fondamentale un servizio di qualità".

Quali sono i segreti per coccolarsi i clienti?

"Bisogna fidelizzarli con l’accoglienza, il servizio, un paio di chiacchiere, una battuta".

E il prodotto non conta?

"Con un euro e 10 centesimi offriamo un bicchierino d’acqua, il caffè col cioccolato o la panna, il biscottino. Non è poco. E poi i ragazzi sono sempre sorridenti. È fondamentale ma non sempre è facile. E il contest promosso dal “Giorno“ è un’occasione interessante per dare importanza a questo mondo che comincia dalla caffetteria sotto casa".