Il rifugio per ricominciare: "La loro nuova famiglia abita a Cascina Cantalupo"

La struttura gestita dalla Cooperativa Monza 2000 dà ospitalità a mamme e figli. L’educatrice: "Costruiamo percorsi di inserimento lavorativo e sociale per un futuro migliore".

Il rifugio per ricominciare: "La loro nuova famiglia abita a Cascina Cantalupo"

Il rifugio per ricominciare: "La loro nuova famiglia abita a Cascina Cantalupo"

Ritrovarsi sole con i figli, ma senza lavoro. Prigioniere, anche psicologicamente, di uomini violenti. Ossessionate dalla paura che a una donna sola e senza lavoro possano togliere i figli. Poi il coraggio della disperazione prende il sopravvento e si comincia a denunciare. È questo l’identikit delle donne (al momento 20 straniere e 3 italiane) che vengono ospitate a Cascina Cantalupo con il loro bambini, supportate dai Servizi sociali comunali. "Qui – spiega Serena Pierazzo, responsabile dell’équipe educativa – si prova a ripartire, costruendo un percorso di lungo periodo, fatto di cura della casa, della spesa, dei bambini, l’interazione con la scuola e inserimento lavorativo". La struttura è nata nel 2003. Grazie alla visione condivisa tra la Cooperativa sociale Monza 2000, il Comune di Monza e Regione Lombardia, prende forma l’idea di ristrutturare Cascina Cantalupo per la realizzazione di un Centro integrato di accoglienza.

"Il progetto nasce dall’idea che nella vita tutti attraversano dei momenti di difficoltà e spesso – sottolinea il presidente della Cooperativa sociale Monza 2000, Claudio Illarietti – a fare la differenza è il sostegno che si trova nella comunità. Un sostegno tempestivo, efficace e competente, realizzato in sinergia con le risorse del territorio e i servizi". Nei primi tempi la struttura accoglieva anche donne costrette ad allontanarsi da casa con i propri figli da un momento all’altro. "Ultimamente siamo diventati unità di offerta sperimentale – continua Pierazzo – perciò abbiamo definito meglio il nostro target e non ci occupiamo più di pronto intervento, ma sicuramente seguiamo le situazioni di maltrattamento che possano essere gestite nel giro di alcune settimane. Da noi arrivano sempre casi di violenza domestica che dopo il pronto intervento, abbiano un minimo di autonomia". L’équipe è composta da quattro educatrici che formulano il progetto per le mamme e altre quattro che si occupano dei bambini, spesso esposti a problemi specifici di apprendimento. La scuola e la socializzazione sono un momento fondalmentale per tornare a crescere serenamente. La violenza di un partner dispotico comincia già dal Paese d’origine, come racconta Serena. Poi l’uomo parte, arriva in Italia per trovare lavoro e si avvia la pratica di ricongiungimento familiare. All’inizio sembra andare tutto bene, ma la donna viene tenuta segregata, non conosce la lingua, non riesce a interloquire con conoscenti, né con la scuola dei figli. Non ha una rete di relazioni, né tantomento un lavoro.

In questa situazione di estrema solitudine trovano terreno fertile prepotenza e violenza domestica che, per le più coraggiose, scoppia nella denuncia. A Cascina Cantalupo si dice che un bimbo non cresce da solo, ma cresce nel villaggio. Le mamme si trovano, escono dal guscio, cuciono e fanno attività insieme e scoprono le loro potenzialità. La Cascina lavora con le scuole che inviano ragazzi in alternanza scuola lavoro che si occupano dei 50 bambini presenti. La difficoltà successiva è quella di trovare un alloggio indipendente: con bimbi piccoli le donne non possono certo trovare un lavoro full time, a volte l’edilizia convenzionata viene incontro, altre volte ci pensano le associazioni del terzo settore, ma è un cammino lungo. Poco diversi sono i problemi delle italiane. Cascina Cantalupo, Residence per lavoratori e studenti e Centro diurno per anziani, il prossimo 7 febbraio riceveranno la visita dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini.

C.B.